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Cibo per i Testimoni di Geova riflessivi
“‘Ma in quanto a te, tu continui a cercare grandi cose per te stesso. Non continuare a cercare. Poiché, ecco, io farò venire la calamità su ogni carne’, è l’espressione di Geova, ‘e certamente ti darò la tua anima come spoglia in tutti i luoghi nei quali andrai’”
Importante: Questo sito non pretende di possedere la verità. Il lettore dovrebbe essere in grado di usare discernimento, esaminando attentamente le Scritture per vedere se queste cose sono così. (Atti 17:11)
Robert King (e-watchman)
Quando i Testimoni di Geova andranno in cattività in Babilonia la Grande?
JewsInExile-1
All’adunanza annuale del mese di ottobre 2015, il Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova ha presentato una nuova revisione in quello che è divenuto un’annuale revisione frammentaria di interpretazioni bibliche. Ovviamente, tutte queste revisioni sono di una maniera o l’altra collegata a 1914.

Il più recente “aggiustamento” ha a che fare con quando i cristiani sono stati portati in cattività in Babilonia la Grande, il che era il tema della scritture del giorno del 31 ottobre. Opportunamente, l’argomento si ritrova nella rubrica “Domande dai lettori” della Torre di Guardia del mese di marzo 2016. (la tempistica di questo articolo suggerisce che le domande non sono sempre dai lettori) Per i profani, ecco ciò che la Watchtower insegna, tratto dall’articolo linkato sopra:
Per diversi anni abbiamo spiegato che quella prigionia era iniziata nel 1918 e si era estesa per un breve periodo di tempo, durante il quale il popolo di Dio si era trovato sotto il controllo di Babilonia la Grande. Per esempio, La Torre di Guardia del 15 marzo 1992 affermava: “Tuttavia, come l’antico popolo di Dio era stato prigioniero a Babilonia per un periodo, così nel 1918 i servitori di Geova divennero in una certa misura schiavi di Babilonia la Grande”. Ulteriori ricerche, però, hanno rivelato che la prigionia ebbe inizio molto prima del 1918.
Dopo “ulteriori ricerche”, cosa è richiesto ai Testimoni di Geova di credere ora? L’articolo conclude così:
Da questa considerazione risulta evidente che il popolo di Dio divenne prigioniero di Babilonia la Grande nel II secolo E.V. con lo sviluppo dell’apostasia. Si trattò di un periodo buio, simile a quello che trascorsero gli israeliti in esilio. Siamo però felici che, dopo secoli di oppressione spirituale subita dal popolo di Dio, ora viviamo nel tempo descritto da Daniele quando disse: “Quelli che hanno perspicacia splenderanno. [...] Molti si purificheranno [...] e saranno raffinati”
È vero che il cristianesimo divenne gradualmente corrotto dall’interno e che i vescovi sono poi stati sovvertiti dal l’imperatore romano Costantino, e che, in seguito, quello che si faceva passera per il cristianesimo divenne sempre più infuso con le cerimonie religiose e le credenze mitiche associate a Babilonia. Ma ecco qui alcune cose da considerare. Conviene notare in primo luogo che quando Geova ha mandato Giuda in cattività, fu una punizione e servì a giustificare la sua parola. Questo perché i profeti avevano annunciato anni prima che Gerusalemme sarebbe caduta nelle mani dei Babilonesi a causa del loro rifiuto di obbedire a Dio e di mantenere il patto giurato con lui. E quando quello si è verificato, i Giudei sopravvissuti furono costretti a riconoscere “che io sono Geova”. Per illustrare questo punto, nel dodicesimo capitolo di Ezechiele Dio disse:
“E dovranno conoscere che io sono Geova quando li disperderò fra le nazioni e in effetti li spargerò fra i paesi. E certamente lascerò rimanere di loro alcuni uomini dalla spada, dalla carestia e dalla pestilenza, perché raccontino tutte le loro cose detestabili fra le nazioni alle quali devono andare; e dovranno conoscere che io sono Geova.”
Ma, i Cristiani che subirono l’influenza delle autorità religiosi romani sapevano che subivano una punizione e perché Geova gli puniva? Anche se gli apostoli avevano predetto che i Cristiani sarebbero sottoposti a pastori crudeli che non avrebbero trattato il gregge con benignità, non c’è nulla che suggerisce che tale era la punizione di Dio Inoltre, l’esilio a Babilonia non si è esteso su migliaia e neppure su centinaia di anni. In effetti, si potrebbe dire che la generazione che ha conosciuto la distruzione di Gerusalemme non è passata fino al ritorno in patria per ricostruire il tempio di Geova. Che alcune persone hanno sperimentato quella cosa è evidente da ciò che il profeta Aggeo fu ispirato a chiedere alle persone che erano presente quando fu finito il secondo tempio:
“Chi rimane fra voi che vide questa casa nella sua gloria precedente? E come la vedete ora? Non è, in paragone con quella, come nulla ai vostri occhi?”
Ma la principale assurdità nelle comprensione aggiustata della Watchtower è che la desolazione di un luogo santo e di una “Gerusalemme” simbolica è una delle caratteristiche centrali del tempo della fine. E mentre i “profeti” della Watchtower insistono sul fatto che “Gerusalemme” rappresenta la Cristianità, allora perché sarebbe necessario per gli eletti di fuggire per la loro vita quando la cosa disgustante sarà stabilita in un luogo santo? E Gesù non ha forse indicato che il lettore dovrà fare prova di discernimento e consultare il libro di Daniele, libro che rivela chiaramente che il luogo santo che dev’essere desolato ha a che fare con le cose che appartengono a Dio, insegnamento che riconosce anche la Watchtower? Ma che cosa a che fare la desolazione del luogo santo con la cattività in Babilonia la Grande? Come lo sanno bene i Testimoni di Geova, quando Babilonia distrusse il tempio di Salomone Gerusalemme era conosciuta come il luogo in cui Geova aveva fatto risiedere il suo nome. È stata un perdita terribile per il popolo di Dio. In risposta a tale orribile calamità Geremia scrisse l libro delle Lamentazioni, piangendo la distruzione della città santa. Per di più, quando Gesù pronunciò il guaio su Gerusalemme ha anche riconosciuto quella città come essendo santa, chiamandola così, e ha fatto riferimento al tempio come la “casa del Padre mio”. Di conseguenza, non è ragionevole dire che la “Gerusalemme” antitipica rappresenta la Cristianità. Allorché è stata la desolazione di Gerusalemme che ha portato i giudei in cattività a Babilonia, la futura desolazione del luogo santo sarà l’evento che porterà all’oppressione del popolo di Geova da parte del ottavo re e della meretrice, Babilonia la Grande. Dal momento che può essere facilmente dimostrato che l’ottavo re non ha iniziato il suo regno per “un’ora” simbolica, il commando “Uscite da essa, o popolo mio” non è ancora stato proclamato. Chiaramente, al momento critico durante il giudizio di Dio, uscire da Babilonia la Grande non avrà nulla a che fare con lo scartare false dottrine religiose. Implicherà accettare il Regno di Dio come si manifesterà in seguito. Per quanto riguarda la domande della Torre di GuardIa: “Durante quale periodo il popolo di Dio fu prigioniero di Babilonia la Grande?”, si tratta di una domanda sbagliata. Più correttamente, dovremmo chiederci: Quando il popolo di Dio sarà prigioniero di Babilonia la Grande? Ecco la risposta: come Dio è entrato in giudizio con gli Ebrei per mezzo della spada, la carestia e la pestilenza, con l’apertura autentica dei sigilli simbolici della Rivelazione Cristo inizierà il giudizio della casa di Dio, accompagnato da guerre, carenze di cibo e pandemie globale. L’opera dei Testimoni di Geova sarà soppressa. E per questo mezzo Babilonia prevarrà sul popolo di Dio fino a quando il grande Ciro si alzerà come liberatore.
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Lettura consigliata
Esaminiamo le nostre credenze:

l'esistenza di Dio

Se si chiede ad un cristiano, ed in particolare a un Testimone di Geova, di fornire una prova dell'esistenza di Dio, ci sono grandi probabilità che citi il quarto versetto del terzo capitolo della lettera agli Ebrei, "Ogni casa è costruita da qualcuno, ma chi ha costruito ogni cosa è Dio".

Se il ragionamento è corretto, dal nulla non si è generato nulla bensì ogni cosa è presente sulla terra per via della volontà di un progettista, bisogna tuttavia capire che Paolo non stava cercando di argomentare sull'esistenza di un Creatore. Si stava rivolgendo ai suoi compagni cristiani, oltre che ebrei, che certamente non dubitavano del fatto che l'universo fu governato da un essere potente alla base di tutto. Inoltre, nell'antichità il problema non era affatto la non-credenza in Dio ma piuttosto l'inverso: si aveva tendenza a credere in una moltitudine di divinità. D'altronde, Paolo, in un'occasione, rimarcò che era stato fatto un altare dedicato ad un dio sconosciuto, sicuramente per timore di dimenticare di adorare una divinità.

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Acalia & Marta
Parabole per i nostri giorni (prima parte)
Carl-Bloch-Sermon-on-the-Mount
Cos'hanno da dirci le parabole di Gesù? Hanno relazione coi nostri giorni? Per prima cosa dobbiamo identificarle e comprendere quali di esse hanno un risvolto profetico. Per fare un esempio contrario, la parabola del figlio prodigo contiene un grandissimo insegnamento per noi ma non è profetica, non annuncia nessun avvenimento! Come facciamo dunque a distinguere i tipi di parabole? Come al solito, è molto semplice: ci atterremo a ciò che disse Gesù Cristo stesso, senza aggiungere né togliere. Limiteremo le interpretazioni ai soli elementi che si possono evincere direttamente dai racconti o da altri particolari scritti e attinenti. Per il resto ci accontenteremo volentieri della risposta del Signore: "Non sta a voi acquistar conoscenza dei tempi o delle stagioni che il Padre ha posto nella propria autorità”. – Atti 1:7
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