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Cibo per i Testimoni di Geova riflessivi
“‘Ma in quanto a te, tu continui a cercare grandi cose per te stesso. Non continuare a cercare. Poiché, ecco, io farò venire la calamità su ogni carne’, è l’espressione di Geova, ‘e certamente ti darò la tua anima come spoglia in tutti i luoghi nei quali andrai’”
Importante: Questo sito non pretende di possedere la verità. Il lettore dovrebbe essere in grado di usare discernimento, esaminando attentamente le Scritture per vedere se queste cose sono così. (Atti 17:11)
Esaminiamo le nostre credenze:

l'esistenza di Dio

Se si chiede ad un cristiano, ed in particolare a un Testimone di Geova, di fornire una prova dell'esistenza di Dio, ci sono grandi probabilità che citi il quarto versetto del terzo capitolo della lettera agli Ebrei, "Ogni casa è costruita da qualcuno, ma chi ha costruito ogni cosa è Dio".

Se il ragionamento è corretto, dal nulla non si è generato nulla bensì ogni cosa è presente sulla terra per via della volontà di un progettista, bisogna tuttavia capire che Paolo non stava cercando di argomentare sull'esistenza di un Creatore. Si stava rivolgendo ai suoi compagni cristiani, oltre che ebrei, che certamente non dubitavano del fatto che l'universo fu governato da un essere potente alla base di tutto. Inoltre, nell'antichità il problema non era affatto la non-credenza in Dio ma piuttosto l'inverso: si aveva tendenza a credere in una moltitudine di divinità. D'altronde, Paolo, in un'occasione, rimarcò che era stato fatto un altare dedicato ad un dio sconosciuto, sicuramente per timore di dimenticare di adorare una divinità.


Come al solito nella Bibbia, ma il modus operandi è valido in tutte le occasioni, non bisogna isolare una frase dal suo contesto ma esaminare tutto ciò che si trova intorno. In questo passaggio, l'apostolo ci parla della casa celeste di Dio. Questa casa è composta dai "fratelli santi che [sono] partecipi della chiamata celeste".

Il cristo "è stato fedele sulla casa di Dio come figlio". Come nel caso di un edificio onoriamo il costruttore e non la casa in sé, allo stesso modo nel caso presente l'onore non spetta a coloro che compongono la casa ma al suo creatore, Dio.

Ciò vuol dire che non possiamo prendere l'illustrazione di Paolo come base per un ragionamento? Certo che no, l'idea in sé è valida. Bisogna semplicemente fare attenzione a non attribuire all'apostolo altra cosa che ciò che intendeva dire, affinché non possiamo essere accusati di travestire la Parola di Dio.

Benché la negazione dell'esistenza divina sia un fenomeno particolarmente significativo dalla seconda metà del diciannovesimo secolo, la storia ci rivela che l'ateismo è sempre esistito. Cicerone faceva notare già allora che la maggior parte dei filosofi hanno detto che gli dei esistevano, ma che Protagora era dubitante mentre Teodoro di Cirene e Diagora di Milo sostenevano che non ve n'era alcuno. Eraclito (539-475 a.C.) pretende che “questo mondo nessuno degli dei o degli uomini l’ha creato, ma fu sempre, è e sarà fuoco eternamente vivo che con ordine regolare si accende e con ordine regolare si spegne”. Tutto ciò porta alla nascita dell'Epicurismo, la ricerca del benessere individuale sulla terra in un mondo umano senza Dio1.

Il salmista ci dice che "in cuor suo lo stolto dice: 'Non c'è Geova'". Il rigetto di Dio affonda le sue radici nel mondo immediatamente post-diluviano dove, per proteggersi da un nuovo diluvio, gli uomini hanno cominciato a costruire una torre la cui sommità raggiungerebbe i cieli2. Non è tanto l'esistenza di Dio che gli uomini hanno rigettato, ma la sottomissione che gli spetta. È quindi il rigetto dell'autorità che è alla base. E come giustificare questa brama di libertà in un altro modo che negare l'esistenza di colui a cui dobbiamo rendere conto? Dal rigetto di Geova (il faraone stesso ha detto: “chi è Geova?3), è stato facile passare alla negazione completa di un creatore.

È a partire dalla prima metà del sedicesimo secolo che si sviluppa l'idea che tutte le religioni sono invenzione dei potenti che approfittano dell'ignoranza degli umili ( De tribus impostoribus4). La pratica religiosa subì un evidente distanziamento, soprattutto tra la nobiltà e la borghesia. Nel presente caso, sono secoli di tirannia da parte dei capi religiosi che determinano questo stato. Si rigetta Dio poiché si rigetta coloro che si dichiarano suoi rappresentanti.

Allorché si vede generalmente la filosofia come l'antitesi della credenza in Dio, come abbiamo osservato sopra i più grandi filosofi greci erano teisti. Voltaire si interrogava: l'universo mi imbarazza, e non posso pensare che quest'orologio non abbia un orologiaio. Il cancelliere Bacon dichiarò a sua volta: un po' di filosofia rende un uomo ateo, molta filosofia porta alla conoscenza di Dio.

Come ci si può convincere e difendere l'esistenza di un Creatore?

Innanzi tutto, l'ateismo non è diffuso quanto si possa pensare. Così, secondo uno studio, più del settanta per cento degli americani sarebbero credenti. È un dato di fatto che una parte di coloro che si dicono atei lo è senza aver riflettuto molto. Una semplice discussione rivelerà che la maggior parte di loro non si è mai veramente posta la questione. Spesso si rigetta Dio poiché si rigetta la religione organizzata. È anche possibile che sia così perché la persona è cresciuta in una famiglia atea, come spesso i bambini continuano a credere in Dio una volta adulti perché così è stato insegnato loro. Per esempio, i figli dei membri di una comunità religiosa diventano a loro volta membri di tale comunità; Anche qui una semplice discussione spesso rivelerà che non vi è una sincera riflessione alla base5. Ci si accontenta si perpetrare la tradizione familiare. Si farà la medesima constatazione in diverse organizzazioni politiche ad esempio6.

Si presenta spesso Charles Darwin come il padre dell'ateismo moderno. Ora, i suoi propri scritti mostrano che egli credeva nell'esistenza di un creatore, una forza iniziale all'origine di tutto, anche se rigettava la fede cristiana. Se si interrogava sulla ragione della sofferenza, non vedeva questa come un argomento contro l'esistenza di Dio. Ciò tuttavia non impedisce Richard Dawkins, il sommo sacerdote dell'ateismo del ventesimo secolo, di scrivere che non avrebbe mai potuto essere un ateo prima di Charles Darwin. Infatti, presentare Darwin come colui che ha aperto la via all'ateismo fa comodo ai non credenti, esponendo la sua teoria come un fatto che ha rimesso Dio al rango delle favole dei tempi oscuri. Pretendendo che la vita ha un'origine dovuta al caso, si hanno buone scuse per non dover rendere conto delle proprie azioni.

Non bisogna comprendere con ciò che gli atei hanno un senso della morale meno sviluppato dei teisti; è il genere di affermazioni che abbiamo letto a volte negli scritti della Watchtower7. Si potrebbe addirittura dire che alcune volte si tratta del contrario: gli abusi della religione hanno potuto far rigettare Dio da persone che giustamente hanno avuto i loro sentimenti morali sconvolti. Tuttavia, rifiutare di rendere conto a Dio potrebbe portare una persona a pensare che è libera da alcune costrizioni. Ora, tali costrizioni sono generalmente quelle imposte da uomini e non da Dio stesso. Ma è innegabile che la credenza nel Creatore ci vincola in alcuni modi, anche solo per il dovere di rendergli testimonianza. Ma se si osserva attentamente, il cristianesimo predicato da Gesù ha solo due comandamenti: “devi amare tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente, e devi amare il tuo prossimo come te stesso”. Non è un giogo pesante, per parafrasare il Cristo. - Matteo 11:29,30

Dunque, la scienza deve necessariamente opporsi alla fede religiosa? È ciò che vorrebbero farci credere numerose opere a riguardo. Anche se il tasso di credenti è meno elevato presso gli scienziati rispetto al resto della popolazione, non bisognerebbe pensare che tutti siano atei8.

Si può tentare di provare la non esistenza di Dio dando una spiegazione razionale dell'origine dell'universo senza l'intervento di chicchessia. Se ci si riuscisse, ciò non dimostrerebbe necessariamente che Dio non esiste, ma in ogni caso potrebbe sferrare un serio colpo ai suoi difensori. Ora, nonostante decenni, forse più, di studi sul tema, si è ancora allo stadio delle ipotesi, che a volte si contraddicono e non trovano consensi presso la comunità scientifica. Il Big Bang, per esempio, incontra ancora oggi delle opposizioni (benché deboli, bisogna riconoscerlo). È nondimeno interessante sapere che uno dei promotori iniziali di questa teoria fu un sacerdote cattolico belga, Georges Lemaître. Non sembrava che per lui ci fosse un conflitto tra le due parti, la parte religiosa e la parte scientifica. Soprattutto, il Big Bang non spiega l'origine dell'universo, ma solo lo stato in cui si sarebbe trovato in un dato momento. Nulla ci viene detto di ciò che vi era prima e qual è l'origine di quest'universo. Bisognerebbe ammettere o che questi sia sempre esistito, o che il tempo non esistesse, che fu iniziato da questa esplosione originaria. Sembrerebbe che sia quest'ultima spiegazione a raccogliere più consensi attualmente9.

Se Dio è all'origine di tutto, allora chi ha creato Dio?

Nell'uno o nell'altro caso, che l'universo sia il risultato di un'esplosione iniziale, che derivi da un altro universo precedente, oppure che sia stato creato da un essere intelligente, bisognerà sempre ammettere che qualcosa esisteva da sempre. Ognuna di queste asserzioni non ci fa che retrocedere di un passo. È più scientifico, o ragionevole, credere che da un'eternità esisteva della materia, o qualche altra sostanza, che un giorno ha dato origine al nostro universo, da non si sa quale forza risultante dal caso più assoluto, piuttosto che ammettere l'esistenza di un progettista vivente da un'eternità che ha creato tutto ciò che ci circonda? Nell'uno o nell'altro caso, è una questione di fede, se si vuol dare a questa parola un senso che non le appartiene₁10. - Salmi 90:2

Possiamo leggere in una qualsiasi opera di divulgazione scientifica che con il “Big Bang” il tempo è venuto all'esistenza. E dunque, ciò risolverebbe il problema riguardo a ciò che esisteva prima. Ammettiamolo: prima dell'inizio, il tempo non esisteva; in questo caso inoltre è sbagliato dire “prima dell'inizio”, visto che se si tratta dell'inizio del tempo, non vi è quindi stato un “prima”. È esattamente ciò che ci dice il primo libro della Bibbia, nel suo primo capitolo e nel suo primo versetto: In principio Dio creò… Sì, la Bibbia inizia cono un'asserzione scientifica: c'è stato un inizio, un debutto del tempo. Dio ha cominciato con il creare il tempo come una delle dimensioni nella quale viviamo. Ciò contraddice ciò che ci dicono i ricercatori? Sembrerebbe di no, dato che affermano che con l'inizio del tempo l'universo è venuto all'esistenza.

Se dunque le nostre conoscenza sull'origine dell'universo non ci permettono di confutare o di confermare l'esistenza di un creatore, avremo più fortuna con gli altri domini della Scienza?

La teoria dell'evoluzione potrebbe sembrare aver suonato la campana per i credenti. Ora, come abbiamo visto in precedenza, il padre stesso della teoria, Charles Darwin, credeva in un Dio. D'altronde, alcune confessioni accettano l'idea di un mondo che si è evoluto sotto la guida di un progettista originario11. Anche se provassimo a provare l'origine della vita secondo le teorie evoluzionistiche, ciò non rimetterebbe in questione la sua esistenza.

Ancora oggi, dopo circa centosessant'anni dalla pubblicazione del libro di Darwin “L'Origine delle Specie”, si parla ancora di teoria quando ci si riferisce all'evoluzione. Perché? Perché non vi è una spiegazione appurata di questa dottrina. Secondo i suoi difensori, si tratta dell'interpretazione la più coerente che sia stata trovata, eppure la prova definitiva deve ancora arrivare.

Che cosa si intende per “evoluzione”? Si tratta della trasformazione di specie viventi nel corso delle generazioni. Ovvero, il fatto che una forma di vita si modifica per adattarsi all'ambiente in cui vive. Tutti hanno forse ancora in memoria i cartelloni appesi ai muri delle aule di Scienze rappresentanti un grande pesce uscente dall'acqua, che subisce diverse trasformazioni fino ad arrivare all'uomo. E di spiegarci che, un bel giorno, questo pesce ha deciso di uscire dal suo ambiente acquatico per andare sulla terra; è dopo questo momento che gli sono cresciute delle zampe. Più tardi, decise di volare, di saltare fra gli alberi, di camminare su due gambe ecc. Non si sa perché è voluto uscire dall'acqua. Ci viene spiegato che ciò è dovuto all'adattamento al suo ambiente, o al cambiamento di questo. Ma che ne è degli altri pesci che sono rimasti nell'acqua? Perché non si sono adattati a loro volta? Se si trattava veramente di un metodo per sopravvivere, perché si vedono ancora dei pesci nel mare?12 Ammettendo che l'uomo sia la specie più evoluta sulla terra, perché in tal caso ci sono ancora altre specie che popolano la terra? Perché tutti gli individui di una specie non si sono trasformati? L'uomo è certamente la specie in grado di adattarsi a tutte le condizioni terrestri. Ma rimane sempre un umano, che sia un inuit vivente nelle condizioni estreme del nord, o un berbero affrontante ogni giorno il calore torrido del deserto. Ognuno si è adattato al suo ambiente, ecco tutto.

Consideriamo l'esempio della falena delle betulle (Biston Betularia). Questa farfalla ha una colorazione che spazia dal grigio al nero. Come prova dell'evoluzione, ci viene citato l'esempio seguente:
in Inghilterra, prima del 1850 si incontravano soprattutto delle falene grigie ma le cose cambiarono negli anni seguenti; la falena nera diventò preponderante. Allo stesso tempo, si constatò che la corteccia delle betulle si scuriva a seguito della fuliggine che vi si depositava a causa dei fumi emessi dalle fabbriche nei dintorni. Negli anni Sessanta, la falena grigia riprese vigore, mentre una campagna era condotta per migliorare la qualità dell'aria. Sembrava quindi che si avesse la prova della trasformazione e dell'adattamento di una specie al suo ambiente. Eppure, la spiegazione è semplice, e inoltre si tratta di quella fornita dagli evoluzionisti stessi: quando la corteccia è chiara, le falene chiare si confondono con il colore dell'albero e quindi i predatori si nutrono principalmente di individui scuri. Quando la corteccia è nera, la popolazione chiara è maggiormente visibile e quindi più suscettibile di finire nelle mani, o piuttosto nel becco, degli uccelli che se ne nutrono. Nell'uno o nell'altro caso, un colore si sviluppa in quanto meno soggetto a pressione mentre l'altra periclita. Ma queste falene hanno smesso di essere falene? Si sono trasformate in un'altra specie al fine di sfuggire ai loro predatori? No, farfalle erano, e farfalle sono rimaste. C'è stata sì una selezione naturale ma non un'evoluzione in un'altra specie. Il fatto che certi individui subiscano entro certe misure delle variazioni a seconda del loro ambiente è una prova della saggezza divina. Immaginiamo che tutti gli uomini siano tagliati per la vita artica, saremmo tutti stipati nel Grande Nord mentre le zone tropicali sarebbero vuote.

Anni di esperienze di mutazioni genetiche, in particolare sulla mosca, hanno portato solo a fallimenti. Nessuna mutazione si è rivelata benefica, al contrario. Praticamente tutti gli individui sono morti, inabili o sterili. Veramente, non vi sono mutazioni proficue. Ciascuna modifica una struttura esistente, ma in maniera disordinata. Ogni disorganizzazione comporta la morte dell'individuo13. Le mutazioni rilevate nelle vittime di Nagasaki o Hiroshima, come anche nei loro discendenti, o per essere più prossimi a noi, nelle vittime di Chernobyl, hanno dato origine solo a handicap, malformazioni e morte. In nessun caso hanno comportato la creazione di una specie nuova e viabile distinta dalla specie umana.

Il personaggio fantasma dei paleontologi è evidentemente il famoso collegamento mancante, quello che si situa tra la scimmia e l'uomo. È assente da talmente tanto tempo, nonostante gli annunci regolari, che è dubitabile che appaia un giorno. Ad oggi, nessuna dimostrazione di un legame tra un fossile visibilmente scimmiesco e l'uomo è stata fornita. Si ha come prova la polemica riguardo alla scoperta in Chad da Ahounta Djimdoumalbaye di Toumaï che, avendo tutte la caratteristiche di uno scimpanzé, è senza dubbio uno… scimpanzé. Nonostante ciò, i suoi scopritori persistono nel vedere in lui l'antenato dell'uomo14. Notiamo che ci si basa su un cranio, cinque frammenti di mascella, qualche dente e una diafisi di femore sinistro aventi verosimilmente appartenuto a nove individui diversi! Con ciò, si ricostituisce uno scheletro, gli si dà un viso (somigliante tra l'altro in tutto e per tutto a quello di una scimmia) e si decide che si tratta di uno dei nostri avi.

Ma lo scopo non è denigrare il lavoro degli scienziati. Non è condannabile lo scartare Dio dal campo delle ipotesi quando si ricerca la spiegazione di un evento naturale. Durante millenni gli uomini hanno attribuito a Dio delle azioni che oggi hanno delle spiegazioni del tutto basilari. Se avessimo continuato a pensare in tal modo, staremmo ancora a immaginare che i fulmini siano l'espressione dell'ira divina, ad esempio. È normale porsi delle domande, essere curioso. Nel caso contrario, Dio non ci avrebbe creato con questo desiderio di imparare e di capire.

Non ci si fraintenda: non è questione di chiedere ai non credenti di provare che Dio non esiste. In tal modo, potrei benissimo sostenere che il pollo ridente esiste. Quando mi verranno chieste delle prove, non dovrò che affermare che non spetta a me fornirle ma a ciò che rifiutano la mia asserzione15. Sarebbe onesto da parte mia? No di certo! È quindi nostro dovere, in qualità di credenti, dimostrare l'esistenza di Dio. Tuttavia, ciò che è valido in un senso lo è anche nell'altro: quando ci viene detto che l'uomo è il risultato di un'evoluzione che parte dal pesce e passa per tutte le forme di vita, anche in questo caso bisogna essere in grado di darne le prove. Altrimenti, bisogna accontentarsi di dire che si tratta di un'ipotesi avente la stessa validità di quella del teismo.

Gli evoluzionisti accusano regolarmente i creazionisti16 di ingenuità. Ma che cosa bisogna concludere quando ci viene risposto che nessuna persona competente mette l'evoluzione in questione, che tutti i biologi reputati ammettono che si tratta di un fatto appurato o che chiunque sia libero da vecchie illusioni e dai pregiudizi non ha bisogno di prove supplementari? Non sono lo stesso genere di ragionamenti di quelli consistenti nel dire che crediamo in Dio perché la chiesa lo dice, tutti i grandi nomi religiosi ammettono che la sua esistenza è un fatto appurato o che la credenza è affar di fede e non necessita di ulteriori prove? Su un migliaio di evoluzionisti, quanti hanno studiato seriamente l'argomento? Su un migliaio di creazionisti, quanti hanno studiato seriamente l'argomento? Nell'uno o nell'altro schieramento, è importante sapere di cosa si parla quando si sostiene qualcosa.

Vi è più credulità nell'asserzione che Dio è all'origine di tutto rispetto all'allegazione che l'universo è apparso dal nulla, un dato giorno? D'altronde, come può essere venuto dal nulla? Se prendo una lavagna e chiedo a un matematico di scrivere una serie di zeri, di moltiplicarli, addizionarli, o dividerli, a partire da quale momento riuscirà a estrarne anche una sola unità? Eppure, è ciò che ci chiedono di accettare alcuni partigiani di un universo venuto dal nulla e che ci accusano di credere alle tales17. favole₁₇. Altri ci qualificheranno di sognatori se sosteniamo che Dio esiste da sempre mentre non avranno alcuna difficoltà nell'accettare che l'universo, o ciò che lo ha preceduto, non ha avuto un'origine.

Quali sono le prove riguardo a Dio?

Il fatto è che gli atei non possono provare che non ci sia Dio (ma non è ciò che chiediamo loro), e soprattutto, non possono neanche provare le teorie che sostengono. Inoltre, queste teorie non dimostrerebbero necessariamente l'assenza di Dio, come possiamo constatarlo osservando che dei religiosi pensano che si possa conciliare senza difficoltà queste ipotesi con un Creatore18. Ma possiamo dimostrare l'esistenza di Dio?

Paolo ci dice che "le sue qualità invisibili — la sua eterna potenza e divinità — si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo, perché si comprendono dalle cose che ha fatto. Essi dunque non hanno giustificazioni". Che ci rivela la natura? Nient'altro che un progetto intelligente, un'armonia perfetta. Rinnegare l'esistenza di Dio equivale a dire che il caso, il semplice caso è all'origine del nostro ambiente e di noi stessi. Che questo caso rimarcabile si è prodotto milioni e milioni di volte. È ragionevole?

Immaginiamo che sia su un'altura e che getti un milione di mattoni e dei sacchi di cemento ai piedi di questa in maniera casuale un giorno di pioggia. Ammettiamo che due mattoni cadano l'uno sull'altro in maniera perfetta a che del cemento si impregni di acqua piovana e faccia da legame tra i due. Supponiamo anche che sia plausibile che questa eventualità si ripeti una seconda volta. Siamo generosi, e andiamo fino a tre! Ne risulterà mai una casa abitabile? Anche ricominciando l'operazione con un secondo milione di mattoni, è dubitabile che ne esca anche solo una cuccia. Intanto, due milioni di mattoni saranno stati annientate là sotto. Se qualcosa si trovava laggiù, non ne resterebbe più nulla ormai, tutto sarebbe schiacciato sotto all'ammasso. Potrei lanciare tutti i milioni di mattoni che voglio senza che ne esca mai qualcosa di buono. E anche se fosse, sarei riuscito a provare che ci voleva qualcuno che lanciasse i mattoni, poiché non si sarebbero lanciati da soli!

Con ogni evidenza, il caso non ha mai saputo produrre qualcosa di buono in maniera perenne. Per riprendere l'esempio sopracitato, se mai riuscissi a costruire un embrione di muro lanciando dei mattoni e del cemento, esso sarebbe immediatamente distrutto dai mattoni seguenti. Come si può seriamente affermare che una casualità di eventi ripartiti su miliardi di anni possano generare un universo funzionante e una terra in grado di ospitare milioni di specie? Per un felice evento, quanti altri miliardi di eventi catastrofici ci sono stati?

È quindi l'ordine in ciò che ci circonda a dimostrare l'esistenza di un Creatore. Non è neanche credibile che questo autore si sia accontentato di iniziare il processo, lasciando il caso dirigere il seguito degli eventi. Quale industriale, volendo fabbricare un prodotto, si rimetterebbe al caso? Il nostro ambiente e la maniera in cui noi, gli uomini, siamo fatti denotano saggezza, armonia e amore. Allorché gli evoluzionisti, a partire di una conclusione, ricercano i fatti che possono dimostrarla, i credenti prendono i fatti e ne traggono l'unica conclusione che si impone: c'è un Dio benevolo che ha creato il nostro spazio. Un Dio che ci ama e lo dimostra ogni giorno, mentre la maggioranza degli umani non vuole tenerne conto nella quotidianità. Ci si interessa di lui quando il malessere sopravviene, ma lo si dimentica quando tutto va bene. Eppure, nessun capello sulla nostra testa non è contato; non un singolo uccello cade senza che se ne renda conto. - Matteo 10:29, 30; Salmi 52:1; Tito 3:4-7

Qualcuno controbatterà che le guerre, le malattie, le carestie, l'inquinamento, ecc. rendono falsa l'affermazione secondo cui l'amore regge il nostro mondo. Non si può rispondere a questa obiezione in due parole, ma la Bibbia dà spiegazioni soddisfacenti che avremo modo di considerare ulteriormente. È sufficiente prendersi il tempo di leggerla, di studiarla seriamente, il tutto chiedendo a Dio di darci il suo spirito. Se siamo sinceri, tutto diventerà chiaro. - Romani5:5; Salmi 52:8

Evidentemente, con questo saggio non pretendo di aver convinto un singolo ateo. Questa credenza è ancorata in maniera troppo profonda perché ciò possa verificarsi con la semplice lettura di qualche pagina. Non ho neanche voluto fare una tesi scientifica, ed è possibile che qualche errore sia presente in questo testo (ringrazio coloro che vorranno segnalarmeli). Spero solo che la logica dei propositi rinforzi la fede del lettore, dandogli qualche chiave per la difesa delle sue convinzioni.

–––

1 L'epicureismo non nega l'esistenza di Dio, ma piuttosto la sua implicazione nel mondo. Secondo i partigiani di questa filosofia, Dio non interferisce in alcun modo con gli umani. (torna su)

2 Il testo biblico non dice espressamente che fosse lo scopo ricercato dai costruttori della torre. Forse il desiderio era quello di innalzarsi al livello di Dio, al fine di sfidarlo. (torna su)

3 Faraone non metteva in dubbio l'esistenza di Geova. Vi sono tra l'altro grandi possibilità che egli conobbe il suo nome altrettanto bene che le sue azioni. In effetti, essendo l'epoca del diluvio non molto distante, sarebbe sorprendente che a distanza di qualche centinaio di anni si avesse dimenticato quel che fu all'origine della catastrofe che marcò gli spiriti al punto che se ne trovano tracce nelle leggende della maggior parte delle civiltà. Ovviamente, intendeva dimostrare, come fecero anche Nimrod e i fondatori della torre, che non aveva alcuna intenzione di rendere conto al sovrano dell'universo. (torna su)

4 https://it.wikipedia.org/wiki/Trattato_dei_tre_impostori (torna su)

5 Sarebbe interessante fare il conto dei candidati al battesimo durante un'assemblea dei Testimoni di Geova e di fare la proporzione di persone arrivanti dall'attività di predicazione (sono di solito i più anziani) in rapporto ai giovani bambini dei testimoni. (torna su)

6 Nei paesi capitalisti, molti ardenti difensori del comunismo provengono da una famiglia comunista. (torna su)

7 w60 15/11 p. 676; w93 15/12 p. 16 (torna su)

8 Allan Sandage, astronomo che ha determinato i primi valori precisi della costante di Hubble e l'età dell'universo, ha dichiarato: il mondo è troppo complesso in tutte le sue parti e interconnessioni per essere dovuto solamente al caso. (torna su)

9 Oltre ad altre teorie che generalmente non ricevono molti consensi, come un universo a grappolo d'uva ( il “bootstrap” proposto da Edgard Gunzig), secondo cui il nostro non è che uno degli acini aventi la capacità di far nascere altri universi attraverso dei buchi bianchi, o allora la rinascita di un antico universo che si sarebbe compresso in modo da formare un buco nero che, dopo aver raggiunto la massa critica, finì con l'esplodere. Da ricordare anche la teoria dell'”istantone primordiale di grado zero” dei fratelli Bogdanov come anche lo scenario del “pre-Big Bang” elaborato dai fisici italiani Gasperini e Veneziano. (torna su)

10 L'apostolo Paolo ci dice che la fede è "la certezza che quello che si spera si realizzerà, la chiara dimostrazione di realtà che non si vedono". (Ebrei 11:1). Non si tratta di essere creduloni, ma di fidarsi appieno di una persone che si è dimostrata degna di fiducia. La parola greca “pistis” si riferiva ad una garanzia data. Così, se ci viene detto che è la fede a farci credere in Dio, allora possiamo prendere ciò come un argomento a sostegno della sua esistenza, dato che la nostra convinzione deriva dalla garanzia che ci ha dato di questa. (torna su)

11 Nel 1996, Giovanni Paolo II affermava che l'evoluzione è più di un'ipotesi. Per Benedetto XVI, il mondo proviene da un processo evolutivo, il tutto originato da Dio. Quanto a papa Francesco, egli ha dichiarato che l'evoluzione non contraddice la nozione di creazione. (torna su)

12 Nell'agosto del 2003 un celacante vivente fu pescato al largo delle Comore. È stato presentato da alcuni giornali come il collegamento mancante tra il pesce e l'uomo. Quest'affermazione è ancora oggetto di dibattito. La domande seguente si pone: perché alcuni si sono evoluti e altri no? Se uscire dall'acqua e lasciarsi crescere delle zampe era benefico, perché ci sono ancora oggi dei celacanti che sono rimasti allo stato “primitivo, settanta milioni di anni dopo? (torna su)

13 Parafrasi delle parole di Pierre Paul Grassé, ex presidente dell'Accademia Francese delle Scienze. (torna su)

14 Sembrerebbe tra l'altro che Toumaï sia in realtà una femmina, secondo alcuni ricercatori. (torna su)

15 Per la cronaca, il pollo ridente, Ayam Ketawa in malese, è una razza di polli originaria della regione di Sindereng Rappang nel sud di Sulawesi, in Indonesia. (torna su)

16 Per creazionista, è inteso chiunque creda nella creazione dell'universo da parte di un Dio, qual che sia la corrente. (torna su)

17 Paradossalmente, l'agnostico Jean Rostand, benché affermasse che non si può credere che all'evoluzione, diceva che questa è una favola per adulti. (torna su)

18 Vedi la nota 11 sopra riguardo alle dichiarazioni papali (torna su)

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Acalia & Marta
Parabole per i nostri giorni (prima parte)
Carl-Bloch-Sermon-on-the-Mount
Cos'hanno da dirci le parabole di Gesù? Hanno relazione coi nostri giorni? Per prima cosa dobbiamo identificarle e comprendere quali di esse hanno un risvolto profetico. Per fare un esempio contrario, la parabola del figlio prodigo contiene un grandissimo insegnamento per noi ma non è profetica, non annuncia nessun avvenimento! Come facciamo dunque a distinguere i tipi di parabole? Come al solito, è molto semplice: ci atterremo a ciò che disse Gesù Cristo stesso, senza aggiungere né togliere. Limiteremo le interpretazioni ai soli elementi che si possono evincere direttamente dai racconti o da altri particolari scritti e attinenti. Per il resto ci accontenteremo volentieri della risposta del Signore: "Non sta a voi acquistar conoscenza dei tempi o delle stagioni che il Padre ha posto nella propria autorità”. – Atti 1:7
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