BaruQ
Cibo per i Testimoni di Geova riflessivi
“‘Ma in quanto a te, tu continui a cercare grandi cose per te stesso. Non continuare a cercare. Poiché, ecco, io farò venire la calamità su ogni carne’, è l’espressione di Geova, ‘e certamente ti darò la tua anima come spoglia in tutti i luoghi nei quali andrai’”
Importante: Questo sito non pretende di possedere la verità. Il lettore dovrebbe essere in grado di usare discernimento, esaminando attentamente le Scritture per vedere se queste cose sono così. (Atti 17:11)
Baruq
Giuseppe, un modello del Cristo
Bourgeois_Joseph_recognized_by_his_brothers

Quando un cristiano nutre dei dubbi riguardo ad una condotta da tenere, trova a volte appropriato porsi la domanda seguente: cos'avrebbe fatto Cristo se fosse al mio posto? E spesso le risposta è spontanea e permette di prendere la decisione giusta. Cristo è evidentemente l'esempio da seguire, ma qualcuno potrebbe obiettare che per Gesù, essendo un uomo perfetto, le cose erano di conseguenza molto più facili.

Benché ciò non sia vero – Gesù era libero di scegliere le sue azioni e sarebbe potuto soccombere alle incessanti tentazioni di Satana – altri uomini giusti possono servirci da esempio.


Spontaneamente, i servitori di Dio che ci vengono in mente sono senza alcun dubbio Giobbe, Abraamo o Giacobbe. Di Giobbe, Dio disse che non c'era nessuno come lui sulla terra. Abraamo è chiamato “amico di Dio”, il che è uno dei più grandi distintivi che ci siano1.

Saremo forse meno inclini a pensare a Giuseppe, il figlio che Giacobbe ebbe da Rachele. Eppure, esaminiamo i fatti seguenti: sulle settanta pagine circa della Genesi come la troviamo in una delle edizioni della Traduzione del Nuovo Mondo, quasi una ventina è dedicata a Giuseppe. Compariamola con lo spazio occupato per descrivere la creazione (una pagina e mezza) e gli eventi antediluviani (sei pagine e mezza), capiamo l'importanza che è data a quest'uomo nelle Sacre Scritture2.

Che cosa fa che quest'uomo sia così ammirevole al punto che un terzo circa del primo libro della Bibbia sia incentrato su di lui?

Giuseppe, un uomo senza difetti

Giuseppe condivide un aspetto con pochi altri personaggi biblici: sembra che adempia solo azioni giuste. Ovviamente, ciò non è il caso, portò come tutti noi il peso del peccato, ma questi furono certamente così veniali che non valeva neanche la pena parlarne. Quali che furono i suoi errori, furono eclissati dalla sua condotta eccellente. Eppure, se c'è una qualità che differenzia la Bibbia dagli altri scritti dell'antichità, è la sua onestà quando si tratta di riportare i falli dei servitori di Dio.

Così, i peccati di Davide non sono occultati. Fu adultero, assassino, e a causa della sua vanità migliaia di Israelita morirono. Mosè era, secondo il racconto biblico, il più umile degli uomini ma il suo lasciarsi trasportare in un'occasione gli costò il privilegio di entrare nella Terra Promessa. Abraamo era giusto ma quando Dio gli disse di andare a Canaan, si fermò nel paese dei suoi antenati a Haran e ripartì solo quindici anni dopo, alla morte di suo padre (Atti 7:1-4). Quando una carestia sopravvenne a Canaan, il paese che Dio gli aveva promesso e dove gli aveva comandato di soggiornare, partì per l'Egitto. Là, temendo per la sua vita, arrivò a mentire pretendendo che sua moglie fosse sua sorella. Ciò denotava una mancanza di fede in Geova, poiché aveva ricevuto la promessa che la sua discendenza avrebbe ereditato di quella terra. Non era quindi possibile che perisse a causa della carestia o per mano di Faraone. Ciò non gli servì da lezione poiché ripeté lo stesso errore in seguito e anche suo figlio Isacco cadde in questa trappola per via del timore dell'uomo quantunque la promessa divina gli fosse stata reiterata3. Giacobbe, a chi fu promesso il diritto di primogenitura, ottenne quest'ultimo con un sotterfugio facendosi passare per suo fratello invece di attendere Dio. Tollerò gli idoli nella sua famiglia fino a che Geova gli chiese di rendersi a Betel4. La sua passività costò anche l'onore di sua figlia che aveva preso l'abitudine di frequentare le figlie pagane del paese dove risiedevano.

Sembra che questa eredità familiare non influenzò Giuseppe. Eppure, dal punto di vista umano, avrebbe avuto di che essere infastidito, o addirittura in collera contro la sua propria famiglia e anche contro Dio stesso.

All'età di diciassette anni, i suoi fratelli gelosi lo cedono a una carovana di mercanti che lo vendono in Egitto a un funzionario di corte dal nome di Potifar. È degno di nota che Giuseppe non cercò di fuggire, ma al contrario era talmente degno di fiducia che il suo padrone lo mise al di sopra di tutta la casa. Il racconto ci dice che Potifar stesso era benedetto da Geova a causa di Giuseppe e che i suoi affari prosperavano. Ma Giuseppe non approfittò in alcun modo della situazione. Sentiamo a volte delle relazioni su uomini di fiducia che in fin dei conti non ne erano così degni e che si sono appropriati indebitamente dei fondi del loro datore di lavoro. Giuseppe in quanto a lui era un lavoratore onesto e alacre. Non faceva lo stretto necessario, dicendo che in ogni caso non sarebbe stato pagato di più, come possiamo sentire dalla bocca di alcuni impiegati. E se, come ci è detto, Geova lo faceva riuscire, è senza dubbio perché confidava in lui e gli chiedeva la saggezza nelle decisioni che doveva prendere.

Qualche tempo più tardi, questo bel giovane attirò l'attenzione della moglie del suo padrone che lo supplicò giorno dopo giorno di giacere con lei. Nessuna legge era stata emessa da Geova fino a quel tempo vietando questo genere di pratica eppure la risposta di Giuseppe fu: “Come potrei commettere questo grande male e peccare in effetti contro Dio?”. Non era ciò che pensavano gli uomini che gli interessava ma evidentemente ciò che pensava Dio! A volte, potremmo dire che non c'è nessun comandamento nella Bibbia che ci vieti di fare questa o quella azione. Ma se abbiamo il pensiero di Dio, anche in assenza di leggi sapremo cosa fare. Non vorremo commettere il male e peccare contro Dio. – Genesi 39:9

Nonostante la sua ferma posizione, fu falsamente accusato di tentato stupro e il suo padrone, in collera, lo fece rinchiudere in prigione. Notiamo comunque qualcosa di interessante: qual era la punizione per i violentatori all'epoca? Non la prigione ma la morte. In questo caso, perché Potifar non fece uso del suo diritto mettendo a morte Giuseppe ma al contrario lo consegnò alla prigione? Certamente a causa della fiducia che Giuseppe si era guadagnato presso di lui. Pensiamo che quest'uomo non conoscesse sua moglie? Il versetto dice si infuriò. Ma non ci è detto contro chi si arrabbiò. Potrebbe essere che, non potendo pubblicamente accusare sua moglie di menzogna e per salvare Giuseppe (e anche la propria reputazione), decise di farlo rinchiudere? Dopo tutto, è meglio la prigione che la morte. Da un altro lato, se Giuseppe non fosse stato uno schiavo fedele, avente a cuore gli interessi del suo padrone, questi gli avrebbe lasciato la vita salva? Cosa sarebbe successo se fosse stato uno schiavo noncurante, o addirittura disonesto e scansafatiche?

In questo momento della vita di Giuseppe, potremmo pensare che ribollisse dalla collera o sprofondasse nella depressione. Ecco un uomo giusto, che serve Dio, fiducioso in lui e che si ritrova in prigione per una falsa accusa! Quanti tra noi avrebbero incolpato Dio oppure avrebbero completamente perso la fede, addirittura negando la sua esistenza? Ma non Giuseppe. Si lasciò guidare da Geova. Si applicò a rendere il più utile e gradevole possibile la sua condizione di prigioniero, al punto che un soggiorno in prigione potesse essere piacevole. In ricompensa Geova era con Giuseppe e trovò favore agli occhi del funzionario della prigione. Similmente a Potifar, questi lasciò tra le sue mani tutti i prigionieri. In definitiva, ricevette le stesse responsabilità che in precedenza. In alcun caso accusò Dio della sua situazione o gliene volle. – vedi Giobbe 1:22

Un altro tratto caratteristico che risalta dal racconto della vita di Giuseppe in prigione è la sua empatia. Allorché il capo dei panettieri e il capo dei coppieri si ritrovarono in cella, rimarcò la loro tristezza. Va da sé che la tristezza è d'obbligo quando si è improvvisamente privati della sua libertà, ma è un altro tipo di abbattimento che notò. È evidente che Giuseppe non faceva che semplicemente badare ai bisogni materiali dei prigionieri, ma si interessava a loro. Quante guardie carcerarie noterebbero un cambio di umore di un detenuto? Solo qualcuno che per natura si interessa degli altri, una persona benevola e piena di compassione. Doveva essere un balsamo per il cuore avere un compagno di cattività come Giuseppe.

Lì ancora, fu ricompensato per la sua attitudine. Non subito, dovette attendere due lunghi anni. Ma il giorno arrivò in cui fu ricevuto da Faraone che lo elevò al rango di personaggio principale del suo reame, il secondo dopo di lui5.

Non abbiamo mai notato che certe persone, quando sono promosse a una posizione importante, presso un'impresa ad esempio, cambiano completamente comportamento? Certe diventano arroganti, tiranniche e spesso approfittano della situazione per fare i loro propri interessi. Se dovessimo ritrovarci in questa situazione, quanto sarebbe profittevole prendere esempio da Giuseppe!

Un modello di Cristo

Giuseppe è un eccellente modello di Gesù che è stato “innalzato a una posizione superiore”. Come Faraone gli diede un nome glorioso e ordinò che lo si riconoscesse come governatore dell'Egitto, similmente “Dio padre gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome, affinché ogni lingua riconosca pubblicamente che Gesù Cristo è Signore”. (Filippesi 2:9-11; Genesi 41:43-45) Giuseppe non cercò di usurpare il trono di Faraone. Eppure, sarebbe potuto essere tentato. Forse qualcuno glielo avrà anche suggerito. Dopo tutto, non ha salvato il popolo dalla carestia? E il popolo è pronto a portare al potere colui che lo nutre. – Giovanni 6:10-15

Pensiamo alla maniera in cui Dio insegnò l'obbedienza a Giuseppe. Era il figlio preferito di Giacobbe e beneficiava di privilegi nella casa che i suoi fratelli non avevano. Questi, gelosi, si liberarono di lui. Per Giacobbe, suo figlio era morto. Fu un'umiliazione per Giuseppe ma fece “ogni cosa senza mormorii e disaccordi”. (Filippesi 2:14) Ciò ci ricorda che Cristo stesso si umiliò prendendo la forma di uno schiavo e imparò l'obbedienza. Neanche Gesù “pensò di appropriarsi di qualcosa che non gli spettava, cioè l’essere uguale a Dio”. – Filippesi 2:6-8

Quindi, continuiamo a operare per la nostra salvezza con timore e trepidazione. Dio infatti è colui che, secondo il proprio volere, agisce in noi dandoci sia il desiderio che la forza di agire. Continuiamo a fare tutto senza mormorii e disaccordi, così da essere irreprensibili e innocenti, figli di Dio senza difetto in mezzo a una generazione corrotta e perversa, in mezzo alla quale risplendiamo come luce nel mondo, mantenendo una salda presa sulla parola di vita. – Filippesi 2:12-16

–––

1 Ma abbiamo la possibilità di essere figli di Dio e così fare parte della sua famiglia. (back)

2 Sedici pagine riportano i gesti di Abraamo, otto trattano di Isacco e circa diciassette raccontano la vita di Giacobbe, essendo alcune pagine in comune con quelle su suo figlio. (back)

3 Ciò non toglie nulla all'integrità di questi uomini o alla fede che manifestarono in seguito. Al contrario ciò prova che Geova ci modella o ci leviga al fine di estrarre il meglio da noi. (back)

4 Notiamo che non distrusse gli idoli ma li fece semplicemente sotterrare. (back)

5 Ci si potrebbe stupire del fatto che Giuseppe sia elevato a una tale posizione dal faraone che non lo conosceva neanche. Tuttavia, agendo così Faraone si scollava da tutte le responsabilità se le cose avessero preso una brutta andatura, per esempio se la profezia non si realizzava. Tutto ricadrebbe sulla testa di Giuseppe. (back)

Registrazione
Iscriviti per essere avvisato quando nuovi articoli vengono pubblicati. Se non vuoi dare il tuo indirizzo e-mail, è possibile utilizzare un servizio di posta elettronica temporanea di tipo YopMail o creare un indirizzo Gmail riservato per la posta in arrivo da Baruq.

Lettura consigliata
Esaminiamo le nostre credenze:

l'esistenza di Dio

Se si chiede ad un cristiano, ed in particolare a un Testimone di Geova, di fornire una prova dell'esistenza di Dio, ci sono grandi probabilità che citi il quarto versetto del terzo capitolo della lettera agli Ebrei, "Ogni casa è costruita da qualcuno, ma chi ha costruito ogni cosa è Dio".

Se il ragionamento è corretto, dal nulla non si è generato nulla bensì ogni cosa è presente sulla terra per via della volontà di un progettista, bisogna tuttavia capire che Paolo non stava cercando di argomentare sull'esistenza di un Creatore. Si stava rivolgendo ai suoi compagni cristiani, oltre che ebrei, che certamente non dubitavano del fatto che l'universo fu governato da un essere potente alla base di tutto. Inoltre, nell'antichità il problema non era affatto la non-credenza in Dio ma piuttosto l'inverso: si aveva tendenza a credere in una moltitudine di divinità. D'altronde, Paolo, in un'occasione, rimarcò che era stato fatto un altare dedicato ad un dio sconosciuto, sicuramente per timore di dimenticare di adorare una divinità.

(Proseguire)
Acalia & Marta
Parabole per i nostri giorni (prima parte)
Carl-Bloch-Sermon-on-the-Mount
Cos'hanno da dirci le parabole di Gesù? Hanno relazione coi nostri giorni? Per prima cosa dobbiamo identificarle e comprendere quali di esse hanno un risvolto profetico. Per fare un esempio contrario, la parabola del figlio prodigo contiene un grandissimo insegnamento per noi ma non è profetica, non annuncia nessun avvenimento! Come facciamo dunque a distinguere i tipi di parabole? Come al solito, è molto semplice: ci atterremo a ciò che disse Gesù Cristo stesso, senza aggiungere né togliere. Limiteremo le interpretazioni ai soli elementi che si possono evincere direttamente dai racconti o da altri particolari scritti e attinenti. Per il resto ci accontenteremo volentieri della risposta del Signore: "Non sta a voi acquistar conoscenza dei tempi o delle stagioni che il Padre ha posto nella propria autorità”. – Atti 1:7
(proseguire)

Leggi ogni giorno la Bibbia!
Bible Study - by courtesy of pixabay.com
Visita leggi.la.bibbia.baruq.uk
inizio pagina
Come commentare con Disqus?
Puoi usare un account Disqus. Clicca sul logo Disqus e segui le istruzioni.
Puoi commentare come ospite: clicca “I’d rather post as a guest” e segui le istruzioni.
Puoi usare il tuo account Google, Twitter o Facebook.
Per il momento, i commenti non sono moderati, finché si usa il buon senso e sono rispettate le leggi in vigore. Nota comunque che la moderazione può avvenire a posteriori.
This website may use cookies to give you the very best experience. If you continue to visit it, you consent to this - but if you want, you can change your settings in the preferences of your web browser at any time. Please check this page to read our privacy policy and our use of cookies
inizio pagina