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Cibo per i Testimoni di Geova riflessivi
“‘Ma in quanto a te, tu continui a cercare grandi cose per te stesso. Non continuare a cercare. Poiché, ecco, io farò venire la calamità su ogni carne’, è l’espressione di Geova, ‘e certamente ti darò la tua anima come spoglia in tutti i luoghi nei quali andrai’”
Importante: Questo sito non pretende di possedere la verità. Il lettore dovrebbe essere in grado di usare discernimento, esaminando attentamente le Scritture per vedere se queste cose sono così. (Atti 17:11)
Israeli Bar Avaddhòn
Continuate a fare questo in ricordo di me

“E dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora il regno dei cieli è la meta verso cui si spingono gli uomini, e quelli che si spingono avanti lo afferrano” - Matteo 11:12

Venerdì 19 aprile, in tutto il mondo, milioni di testimoni di Geova e simpatizzanti si riuniranno per commemorare la morte di Cristo. Tuttavia la maggioranza d’essi assisterà a questo importantissimo evento da “spettatore” osservando il pane e il vino “passare” di mano in mano senza per questo mangiare o bere. Questo sarà fatto perché, secondo la loro dottrina ufficiale, solo “gli unti” avrebbero il diritto di mangiare il pane e bere il vino. In pratica essi sostengono che solo coloro con cui Egli (il Signore Gesù Cristo) fece il patto per un Regno (ovvero gli unici che sarebbero destinati ad andare in cielo, sempre secondo la loro dottrina) furono invitati a prendere gli emblemi. Tutti gli altri, ovvero coloro che invece sono destinati a vivere sulla terra, sono invitati ad assistere in maniera rispettosa senza parteciparvi.


Ovviamente la prima questione che bisognerebbe affrontare è come stabilire chi è “unto” da chi non lo è perché, a conti fatti, l’unico modo per “capirlo” sembrerebbe essere la propria convinzione personale (quesrto aspetto è stato trattato nell'articolo "Pura adorazione e chiamata celeste: l'ultimo tassello"). Per evitare che tutti, un bel mattino, si dichiarino “unti” (cosa su cui non si potrebbe opinare, secondo la loro stessa dottrina) in genere si mette in risalto la seria responsabilità che comporterebbe “prendere il pane e il vino indegnamente” (1 Corinti 11:27) e in genere si dice che il numero dovrebbe essere ormai completo (ciò vale a dire: se ti dichiari unto probabilmente hai dei problemi mentali) e questi dovrebbero essere di età molto avanzata. Davvero la Bibbia insegna questa dottrina?

Questo lo vedremo in un prossimo articolo ma in ogni caso quello che dovremmo chiederci è... Quando Gesù istituì la Commemorazione della sua morte, fece chiaramente capire che soltanto coloro i quali nutrono questa "speranza celeste" avrebbero dovuto prendere gli emblemi?

Dal momento che i futuri regnanti del Regno di Dio non sono "prescelti" (cioè non vengono scelti a priori: i testimoni di Geova non insegnano la predestinazione, giusto?) ma saranno scelti tra coloro che "si spingono avanti", come dice la scrittura guida di questo articolo, allora tutti i cristiani dovrebbero prendere gli emblemi tanto per cominciare perché sarebbero tutti potenziali "unti". – confronta Filippesi 3:13, 14

Luca 22:19, 20 parla del corpo e del sangue che dev'essere versato "in vostro favore". A favore di chi? Il sangue di Cristo è stato versato solo a favore dei suoi dodici apostoli e di un numero ristretto di cristiani? Chi usufruirà dei benefici del riscatto? Solo gli "unti" o tutti quelli che ripongono fede in lui? (I Giovanni 2:2) Della grande folla, di cui i testimoni di Geova dichiarano la natura terrena (ovvero sono coloro che sopravvivranno ad Har-maghedon per vivere sulla terra) non si dice che lavano le loro lunghe vesti nel "sangue dell'Agnello"? (Rivelazione 7:9, 14) Gesù non morì per tutti? (Giovanni 3:16)

"Mentre continuavano a mangiare, Gesù prese un pane e, dopo aver detto una benedizione, lo spezzò e, dandolo ai suoi discepoli, disse: “Prendete, mangiate. Questo significa il mio corpo”. E prese un calice e, avendo reso grazie, lo diede loro, dicendo: “Bevetene, voi tutti; poiché questo significa il mio ‘sangue del patto’, che dev’essere versato a favore di molti per il perdono dei peccati" – Matteo 26:26-28

Gesù stesso spiega che la Commemorazione della sua morte è, appunto, un ricordo del significato della sua morte (che avviene per tutti e permette il perdono dei peccati quindi la vita eterna) e non del patto coi suoi regnanti. Il patto per il regno è riportato in Luca 22:28-30, dopo la famosa disputa tra gli apostoli e cioè a Commemorazione ormai conclusa (i testimoni di Geova che amano la Scrittura più della propria religione sono incoraggiati ad andare a leggere questi versetti).

Gesù disse che loro "avevano perseverato con Lui nelle prove" e quindi, in armonia con Matteo 11:12, essi si erano "spinti in avanti" per afferrare il Regno. A motivo di questo Gesù potè fare questo patto con loro.

È evidente che la morte di Gesù apre la strada alla risurrezione celeste (e quindi alla risurrezione di quei pochi) ma non c'è alcuna indicazione che solo i pochi presunti regnanti avrebbero dovuto partecipare e prendere gli emblemi. La sua morte sarebbe stata data come riscatto a beneficio di tutta l'umanità e quello era il motivo principale per cui "tutti quelli che avrebbero esercitato fede in Lui" avrebbero dovuto ricordarla – Giovanni 3:16

"Continuate a far questo in ricordo di me" dove "questo" era mangiare il pane e bere il vino e non semplicemente "osservare" e dove i "molti" erano tutti coloro che avrebbero riposto fede nel significato di quel sacrificio. Quindi per quale motivo solo coloro i quali nutrono questa speranza celeste (che è solo una speranza) dovrebbero prendere gli emblemi?

È probabile che la storia recente dei testimoni di Geova sia responsabile di questa interpretazione dal tempo in cui si credeva che la "grande folla" fosse anch'essa una classe celeste ma di "second'ordine". Dal momento che questi erano di second'ordine, cioè meno fedeli e puri degli altri, non si potevano dare loro alti incarichi di responsabilità. Questo ha creato delle differenze sostanziali fin dall'inizio (differenze che perdurano tutt'oggi). Questo crea delle difficoltà oggettive a considerarci tutti un solo gregge e un solo Pastore (Giovanni 10:16), tutti uguali (Atti 10:34) senza invidie o gelosie (Matteo 23:8). Questa interpretazione è anche rischiosa a motivo della debolezza umana nell'attribuire troppa importanza agli esseri uman.i – I Corinti 1:12; 3:6-8

Probabilmente qualcuno troverà da ridire su queste affermazioni ma di fatto, se i membri del corpo direttivo "devono essere tutti unti", non possiamo onestamente dire che ci consideriamo tutti uguali perché i fatti hanno più forza delle parole. Probabilmente essi citeranno Romani 8:14 per affermare che la Bibbia in realtà faccia questa distinzione tra "unti" e "non unti". La scrittura di Romani dice "Poiché tutti quelli che sono condotti dallo spirito di Dio, questi sono figli di Dio" (Romani 8:14) Tuttavia proviamo a leggere il contesto di Romani capitolo 8.

Lì si farà un contrasto con la Legge mosaica e si leggerà che "la legge dello spirito che dà vita per mezzo di Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte". Quindi ancora si leggerà "quelli che vivono secondo la carne rivolgono la mente alle cose della carne, ma quelli che vivono secondo lo spirito alle cose dello spirito. Rivolgere la mente alla carne significa morte, mentre rivolgere la mente allo spirito significa vita e pace" e ancora "Comunque, se in voi dimora veramente lo spirito di Dio, voi non vivete secondo la carne, bensì secondo lo spirito. Ma chi non ha lo spirito di Cristo non gli appartiene". Quindi l'apostolo Paolo conclude "se vivete secondo la carne, morirete di sicuro; se invece mettete a morte le pratiche del corpo mediante lo spirito, vivrete. Infatti tutti quelli che sono guidati dallo spirito di Dio sono figli di Dio". Quindi è sufficiente leggere il contesto senza pregiudizi per capire che questa consapevolezza non riguarda sapere se si è "unti" o meno ma se si sta vivendo secondo i desideri della carne o dello Spirito. Il contrasto di cui si parla nel contesto è tra coloro che sono in armonia con la carne (e quindi sono destinati a morire) e coloro che sono in armonia con lo Spirito. Non è un contrasto tra gli "unti" e i "non unti"; non c'è alcun contrasto tra coloro che avrebbero la "speranza celeste" e tra coloro che avrebbero la "speranza terrena".

Questa scrittura, oltre a stabilire chi può definirsi "figlio di Dio" (TUTTI coloro che sono in armonia con lo Spirito) Paolo prosegue dicendo "Lo spirito stesso rende testimonianza col nostro spirito che siamo figli di Dio" (cioé "siamo consci che stiamo vivendo secondo lo Spirito di Dio e non secondo i desideri della carne). – Romani 8:16

Ne consegue che "prendere gli emblemi" non riguarda la certezza d'avere la speranza celeste piuttosto che terrena.

Anche il termine "unto", così com'è utilizzato dai testimoni di Geova, è erroneo. Se sappiamo che Dio non preordina nessuno per essere Re e sacerdote (altrimenti sarebbe ingiusto dire di "spingersi avanti" se i giochi fossero già fatti, non è vero?) non possiamo accettare la credenza che alcuni siano unti in questo senso. Inoltre se l'unzione, nella Bibbia, ha a che fare con l'incarico di Re o con lo Spirito Santo, noi sappiamo che nessuno è Re tra di noi (Matteo 23:8-12) e per stessa ammissione dei testimoni di Geova nessuno, al giorno d'oggi, può definirsi unto con lo Spirito (I Corinti 13:8).

Non si capisce neppure tutta la distinzione che passerebbe tra "l'essere ispirati" e "l'essere guidati dallo Spirito" (frase spesso utilizzata per giustificare evidenti errori dottrinali e organizzativi) e come "essere guidati dallo Spirito" significhi essere unti. Nel passato Dio versò il Suo spirito su molte persone che non avevano alcuna "speranza celeste" visto che gli ebrei dell'antichità credevano nella risurrezione terrena. Profeti come Abacuc, Ezechiele, Eliseo ed altri furono indubbiamente "unti"... ma ebbero mai la "speranza celeste"? Noi sappiamo che dalla morte dell'ultimo apostolo i doni dello Spirito sono cessati e quindi... in che senso "gli unti" sono unti? Se essi non sono preordinati (non si sa se regneranno in cielo fino alla fine), non hanno alcun dono dello Spirito (questi sono cessati nel primo secolo) e non sono neppure ispirati... cosa distingue un "unto" da un altro? Se siamo tutti fratelli, come dice Gesù, e nessuno dev'essere chiamato Condottiero o Maestro (cioè nessuno è superiore all'altro) come conciliare l'intendimento secondo cui solo gli unti sarebbero già oggi "figli di Dio" mentre la grande folla lo sarà "alla fine del Millennio"? Questo da l'idea di un solo gregge, un solo Pastore? E tutte le Scritture che, secondo l'intendimento attuale, si applicherebbero agli "unti" mentre agli altri si applicherebbero solo "per estensione"... incoraggiano forse a non provare invidia, a considerarci tutti uguali? E' solo semantica essere chiamati "Figli di Dio" e "Non figli di Dio"?

Nella Bibbia l'unica distinzione che si trova tra i Figli di Dio e i Non figli di Dio riguarda chi lo ama e che non lo ama; chi gli ubbidisce e chi non gli ubbidisce – Deuteronomio 32:5; II Corinti 6:18 Quindi se nessuno è davvero "unto" e nessuno è preordinato come re e sacerdote, significa che siamo tutti uguali, tutti incoraggiati a correre verso la stessa meta (che è la santificazione del nome di Dio e non il luogo di destinazione finale), tutti siamo incoraggiati a "spingerci avanti" nelle opere buone, e siamo davvero "un solo gregge, un solo Pastore" – Romani 12:10

Felice e santo è "chi prende parte alla prima risurrezione" e quindi c'è effettivamente una notevole superiorità di coloro che riceveranno la prima risurrezione rispetto a tutti gli altri ma ciò avverrà soltanto dopo la loro morte e risurrezione – Rivelazione 20:6 Solo Geova stabilirà chi, tra tutti, farà parte di questi Re e Sacerdoti e i diretti interessati lo sapranno solo alla fine. Lo stesso apostolo Paolo non poté dirsi certo di aver afferrato il premio: egli poteva solo "spingersi avanti". – confronta Filippesi 3:13, 14

Dunque, durante la commemorazione, chi dovrebbe prendere il pane e il vino? La risposta è semplice: TUTTI i cristiani

Tutti noi dovremmo prendere gli emblemi perché riguarda l'importanza della sua morte e NON il patto del Regno. Inoltre nessuno sarà "unto" finché Geova non verserà di nuovo il Suo Spirito. – Atti 2:17

Come conciliare il termine "santo" se, come abbiamo visto, nessuno è "unto" finché Geova non verserà il suo spirito?

La Bibbia menziona molte persone sante. In Levitico 20:26 si legge che Geova, il quale è Santo, pretende la santità dal suo popolo. Il popolo di Israele, fintanto che si mostrò fedele, era un popolo santo. Coloro che erano incaricati di giudicare dovevano essere santi. Gli angeli fedeli sono chiamati "i santi angeli". È evidente che il titolo "santo" è usato nelle Scritture indifferentemente dalla propria speranza.

Si capisce inoltre che ci sono vari gradi di Santità (Geova, infatti, è Santo all'ennesima potenza) e anche se coloro che riceveranno la prima risurrezione avranno una posizione superiore a tutti i santi angeli (e quindi si suppone che anche la loro Santità sarà maggiore) ciò avviene sempre e solo dopo la loro morte e risurrezione. – Confronta Daniele 7:27

Inoltre non dimentichiamo che Giovanni 17:17 ci ricorda che è la Verità della Parola di Dio a renderci santi.

Ognuno di noi può essere santo nella misura in cui mette in pratica la Parola di Dio nella propria vita. Possiamo iniziare a farlo già dalla prossima commemorazione. – Salmo 119:105

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Lettura consigliata
Esaminiamo le nostre credenze:

l'esistenza di Dio

Se si chiede ad un cristiano, ed in particolare a un Testimone di Geova, di fornire una prova dell'esistenza di Dio, ci sono grandi probabilità che citi il quarto versetto del terzo capitolo della lettera agli Ebrei, "Ogni casa è costruita da qualcuno, ma chi ha costruito ogni cosa è Dio".

Se il ragionamento è corretto, dal nulla non si è generato nulla bensì ogni cosa è presente sulla terra per via della volontà di un progettista, bisogna tuttavia capire che Paolo non stava cercando di argomentare sull'esistenza di un Creatore. Si stava rivolgendo ai suoi compagni cristiani, oltre che ebrei, che certamente non dubitavano del fatto che l'universo fu governato da un essere potente alla base di tutto. Inoltre, nell'antichità il problema non era affatto la non-credenza in Dio ma piuttosto l'inverso: si aveva tendenza a credere in una moltitudine di divinità. D'altronde, Paolo, in un'occasione, rimarcò che era stato fatto un altare dedicato ad un dio sconosciuto, sicuramente per timore di dimenticare di adorare una divinità.

(Proseguire)
Acalia & Marta
Parabole per i nostri giorni (prima parte)
Carl-Bloch-Sermon-on-the-Mount
Cos'hanno da dirci le parabole di Gesù? Hanno relazione coi nostri giorni? Per prima cosa dobbiamo identificarle e comprendere quali di esse hanno un risvolto profetico. Per fare un esempio contrario, la parabola del figlio prodigo contiene un grandissimo insegnamento per noi ma non è profetica, non annuncia nessun avvenimento! Come facciamo dunque a distinguere i tipi di parabole? Come al solito, è molto semplice: ci atterremo a ciò che disse Gesù Cristo stesso, senza aggiungere né togliere. Limiteremo le interpretazioni ai soli elementi che si possono evincere direttamente dai racconti o da altri particolari scritti e attinenti. Per il resto ci accontenteremo volentieri della risposta del Signore: "Non sta a voi acquistar conoscenza dei tempi o delle stagioni che il Padre ha posto nella propria autorità”. – Atti 1:7
(proseguire)

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