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Cibo per i Testimoni di Geova riflessivi
“‘Ma in quanto a te, tu continui a cercare grandi cose per te stesso. Non continuare a cercare. Poiché, ecco, io farò venire la calamità su ogni carne’, è l’espressione di Geova, ‘e certamente ti darò la tua anima come spoglia in tutti i luoghi nei quali andrai’”
Importante: Questo sito non pretende di possedere la verità. Il lettore dovrebbe essere in grado di usare discernimento, esaminando attentamente le Scritture per vedere se queste cose sono così. (Atti 17:11)
Perimeno
Nascere di nuovo: Gesù cosa intendeva dire
Crijn Hendricksz Volmarijn - Jesus and Nicodemus
Verissimamente ti dico: A meno che uno non nasca di nuovo, non può vedere il regno di Dio. – Giovanni 3:3
La stragrande maggioranza delle chiese della Cristianità insegna che una persona deve "nascere di nuovo" per andare in cielo e essere con Gesù. Questa convinzione si basa sulla conversazione che Gesù ebbe con Nicodemo, un fariseo e capo dei Giudei che venne da Gesù di notte a fargli visita in privato. Quando Nicodemo confessò che Gesù deve essere venuto da Dio a causa dei suoi tanti miracoli, Gesù rispose dicendo: "ti dico: a meno che uno non nasca di nuovo, non può vedere il regno di Dio" ed di essere "nato d’acqua e di spirito” (Giovanni 3:3-7). Cosa Gesù intendeva con l’espressione nascere di nuovo? E quando una persona oggi sostiene di essere nata di nuovo, o chiede se sei nato di nuovo, che cosa esattamente ha in mente?

 Ecco cosa dice un’enciclopedia on-line a proposito del termine ‘nato di nuovo’: “Nel Cristianesimo, ‘nascere di nuovo’ significa sperimentare una ‘rinascita spirituale’ (rigenerazione) dell’anima umana o lo spirito. L’origine del termine ‘nato di nuovo’ si trova nel Nuovo Testamento, dove si legge: “Rispondendo, Gesù gli disse: “Verissimamente ti dico: A meno che uno non nasca di nuovo, non può vedere il regno di Dio”. (Giov. 3:3) Nel Cristianesimo, il termine è associato alla salvezza. Chi professa di essere nato di nuovo spesso afferma di avere un rapporto speciale con Gesù Cristo”.
Anche se Gesù parlò a Nicodemo della necessità di essere "nato di nuovo" per "vedere il regno di Dio", le Scritture rivelano che Gesù non ha usato il termine nel contesto in cui è diventato popolare come descritto nella definizione di sopra. Infatti, il termine "nato di nuovo" è stato adottato per legittimare un nuovo tipo di risurrezione che cominciò ad essere insegnato all’epoca degli apostoli e si diffuse rapidamente tra le prime congregazioni greche.
Gli ebrei credevano nella resurrezione fisica del corpo, anche se i sadducei (come i greci) confutavano questo insegnamento. (Luca 20:27; Atti 23:6-8; 17:31, 32) Gesù stesso, naturalmente, credeva nella resurrezione perché aveva assoluta fiducia che il Padre l’avrebbe resuscitato dai morti il terzo giorno. – Matteo 20:17-19
Dal momento che la risurrezione era una caratteristica importante del ministero di Gesù e che lui stesso si era mostrato a più di cinquecento discepoli dopo la sua morte, come prova della risurrezione, com’è possibile che alcuni abbiano cominciato a mettere in discussione la realtà della risurrezione dei morti? (1 Corinti 15:4-8) L'apostolo Paolo ha ritenuto necessario affrontare questo problema nella congregazione di Corinto quando ha scritto loro:
Se ora si predica che Cristo è stato destato dai morti, come mai alcuni fra voi dicono che non c’è risurrezione dei morti? Se, in realtà, non c’è risurrezione dei morti, nemmeno Cristo è stato destato. Ma se Cristo non è stato destato, la nostra predicazione è certamente vana, e la nostra fede è vana. – 1 Corinti 15:12-14
Non è che questi uomini avevano respinto a titolo definitivo la speranza della risurrezione; ma alcuni di loro avevano "deviato dalla verità" predicando un altro tipo di risurrezione. Imeneo e Fileto erano tra di loro. È per questo che l'apostolo Paolo ha ritenuto necessario avvertire il giovane Timoteo della loro influenza pericolosa:
Ma evita i discorsi vuoti che violano ciò che è santo; poiché essi progrediranno sempre più in empietà, e la loro parola si spargerà come cancrena. Imeneo e Fileto sono fra quelli. Questi stessi [uomini] hanno deviato dalla verità, dicendo che la risurrezione sia già avvenuta; e sovvertono la fede di alcuni. – 2 Timoteo 2:16-18
Pian piano, questa deviazione dalla verità si sviluppo nella dottrina popolare della resurrezione spirituale.
Quando il fratello di Marta, Lazzaro, morì e Gesù la consolò dicendo che suo fratello sarebbe vissuto ancora una volta, Marta rispose: "So che sorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno”. Gesù dimostrò di aver l'autorità e il potere dal Padre di resuscitare i morti riportando Lazzaro alla vita, anche se era morto da quattro giorni. (Giovanni 11:21-27, 40-44) Questo è stato certamente un vera e propria resurrezione di un corpo fisico morto tornando di nuovo alla vita! Così, com’è possibile che l'insegnamento di una resurrezione spirituale sia venuta a infettare molte congregazioni?
Con l'istituzione di congregazioni greche grazie all’opera di Paolo, alcuni dei discepoli che erano ancora fortemente influenzati dalla filosofia greca – come quella dell'anima immortale – cominciarono a interpretare la speranza della risurrezione insegnata da Gesù come una resurrezione semplicemente di natura spirituale, e che potrebbe essere spiegata con la dottrina dell'immortalità dell'anima. Così, molti insegnavano che la risurrezione, nel caso di coloro che avevano accettato Gesù come loro Salvatore, aveva già avuto luogo. (2 Timoteo 2:17, 18) Dopo tutto, se l'anima non può morire, non vi è alcun bisogno di una resurrezione fisica. (Ezechiele 18:4, 20) Questo diventò un problema nella congregazione di Corinto che Paolo dovette affrontare.
Possono avere anche fatto appello alle proprie lettere di Paolo come conferma della loro tesi, lettere "che i non istruiti e gli instabili torcono, come [fanno] anche col resto delle Scritture, a loro propria distruzione". (2 Pietro 3:15, 16) Prendiamo ad esempio la sua lettera alla congregazione greca di Efeso che avrebbe potuto essere ritorta da alcuni per sostenere il loro falso insegnamento:
Inoltre, [Dio] vi [rese viventi] benché foste morti nei vostri falli e nei vostri peccati, nei quali un tempo camminaste secondo il sistema di cose di questo mondo, secondo il governante dell’autorità dell’aria, lo spirito che ora opera nei figli di disubbidienza. Sì, fra loro noi tutti ci comportammo un tempo in armonia con i desideri della nostra carne, facendo le cose che volevano la carne e i pensieri, ed eravamo per natura figli d’ira come anche gli altri. Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il suo grande amore col quale ci amò, ci rese viventi insieme al Cristo, anche quando eravamo morti nei falli — per immeritata benignità siete stati salvati — e ci destò insieme e ci fece sedere insieme nei luoghi celesti unitamente a Cristo Gesù. – Efesini 2:1-6
Sotto l'influenza del “governante dell’autorità dell’aria", Satana, apostati come Imeneo e Fileto potevano facilmente corrompere il significato delle parole di Paolo per pervertire la verità e insegnare una resurrezione diversa da quella che Gesù e Paolo avevano insegnato. (Giovanni 11:25, 26; 1 Corinti 15:3-8, 21, 22). Ciò ha dato origine alla dottrina della "Nuova nascita” (o rinascita), che, come già osservato, insegna che la persona diventa viva spiritualmente per mezzo di una risurrezione spirituale, quando questa persona accetta Gesù nel suo cuore. L'insegnamento della nuova nascita ha cominciato ad essere ampiamente accettato come il mezzo necessario attraverso il quale tutti i cristiani vanno in cielo. Il termine stesso è stato adottato dalle parole di Gesù a Nicodemo, e le due insegnamenti sono stati uniti in un unica dottrina; ma Gesù non stava insegnando alcuna risurrezione spirituale quando ha detto a Nicodemo che lui e gli ebrei come nazione avevano bisogno di nascere di nuovo.
Gesù ha detto che la risurrezione era già iniziata?
La dottrina della risurrezione spirituale, piuttosto dalla effettiva morte del corpo fisico ha anche trovato la sua strada nella maggior parte delle Bibbie, facendo sembrare che Gesù stesso l’ha insegnata. Secondo la maggior parte delle traduzioni, Gesù avrebbe detto: "In verità, io vi dico: viene l'ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno”. (Giovanni 5:25, CEI 2008) La Traduzione del Nuovo Mondo cita le parole di Gesù nello stesso modo: “Verissimamente vi dico: L’ora viene, ed è questa, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che avranno prestato ascolto vivranno”.
Le parole "ed è questa" sono riconosciute per essere un’interpolazione, cioè, esse sono spurie e non appartengono alla Bibbia, perché mancano nei manoscritti più antichi. Sono state aggiunte a margine da un copista che credeva in una risurrezione spirituale, per poi trovare la loro strada nel testo principale1. Gesù non ha mai detto che l'ora della resurrezione era già arrivata, in cui "tutti quelli che sono nelle tombe commemorative udranno la sua voce e ne verranno fuori, quelli che hanno fatto cose buone a una risurrezione di vita, quelli che hanno praticato cose vili a una risurrezione di giudizio”. – Giovanni 5:28, 29; Atti 17:31; 24:15
L'insegnamento di una resurrezione "spirituale", comunemente chiamata "nuova nascita" è di vitale importanza per la Cristianità al fine di andare in paradiso. La Società Watchtower insegna allo stesso modo la necessità di essere "nato di nuovo", ma con alcune varianti, come ad esempio la limitazione a 144’000, che sono gli unici che vanno al cielo. L'affermazione è fatta che solo coloro che sono "nati di nuovo" sono "figli di Dio", che solo loro hanno i loro peccati perdonati e sono dichiarati giusti al momento della loro unzione, quando si dice che sono nati di nuovo, mentre il resto dell'umanità è considerato "spiritualmente" morto e non tornerà alla vita "finché i mille anni non saranno finiti" – credo che, del resto, si basa su un’altra Scrittura riconosciuta come interpolazione, ovvero Rivelazione 20:5. – Galati 3:26; 1 Timoteo 2:4-6
Non dobbiamo confondere essere "nato di nuovo", o la risurrezione spirituale – il che equivale a deviare dalla verità – e la "prima risurrezione" che Gesù ha promesso ai suoi eletti che governeranno con lui nel sua regno celeste. (Matteo 19:27, 28; Rivelazione 20:4, 6; 14:1, 3) Per poter essere con Gesù, questi 144’000 "santi", che sono la sua sposa, dovranno abbandonare i loro corpi carnali e saranno resi vivi nello spirito, come nel caso di Gesù. (Daniele 7:27; 1 Pietro 3:18; Rivelazione 19:7, 8) Si tratterà di una vera risurrezione al cielo come spirito perché "carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio", come ha spiegato Paolo nella sua lettera ai Corinti, aggiungendo inoltre: “È seminato nella corruzione, è destato nell’incorruzione … È seminato corpo fisico, è destato corpo spirituale”. (1 Corinthians 15:35-54; Rivelazione 20:6) Chiaramente, le espressioni risurrezione spirituale e prima risurrezione non sono compatibili o intercambiabili. Esse non si riferiscono alla stessa cosa. Una ha origine da apostati, mentre l'altra è da Dio.
È interessante notare che anche la Watchtower parla della risurrezione "spirituale" come essendosi già verificata. Il numero del 1° ottobre 1986 della Torre di Guardia dichiarò: "Dopo il 1914, durante la sua “presenza” nel potere del Regno, Gesù, l’arcangelo, dal cielo comanda a tutti coloro che sono ‘uniti a Cristo’ di radunarsi. Per gli unti che “dormono nella morte” questo invito, paragonabile al suono di una tromba, li chiama alla risurrezione spirituale nei cieli. È già da molto tempo che La Torre di Guardia spiega che la risurrezione dalla morte dei cristiani unti ebbe inizio nel 1918”. (W86, 1/10, pp 13,14, par. 18) Questo non ricorda quello che ha detto Paolo a Timoteo, avvertendolo che "questi stessi [uomini] hanno deviato dalla verità, dicendo che la risurrezione sia già avvenuta; e sovvertono la fede di alcuni”? – 2 Timoteo 2:18
Note: La "Bible Translated", sotto il titolo “Interpolazioni, e perché", spiega la ragione probabile per l'aggiunta di parole spurie in Giovanni 5:25:
Giovanni 5:25 – "ed è questa” – Subito dopo che gli apostoli si addormentarono nella morte, la chiesa ha cominciato a perdere di vista la vera speranza della risurrezione. La dottrina pagana di sopravvivenza immediata dopo la morte – che, negli circoli professati divenne la dottrina dell'immortalità intrinseca – ha reso vana la necessità di una risurrezione dei morti. L'aggiunta delle parole “ed è questa" nel testo è destinato a trasmettere il pensiero che la promessa di Gesù della risurrezione avviene in modo misterioso quando si sente il richiamo della verità e si diventa cristiano. Quindi non solo il vero significato di questa promessa viene annullato, ma il testo è portato a contraddirsi, perché la risurrezione non poteva "venire" e "essere questa" simultaneamente. (Pubblicato da studenti della Bibbia Hartford) [back]
Che cosa ha capito Nicodemo quando Gesù gli disse che doveva “nascere di nuovo”?
Nicodemo era un fariseo e maestro di Israele, “governante dei giudei” (cioè membro del Sinedrio), menzionato solo nel Vangelo di Giovanni. Nicodemo rimase colpito dai segni che Gesù compì a Gerusalemme nel periodo della Pasqua del 30 E.V. Perciò una sera andò da Gesù e riconobbe che doveva essere venuto da Dio. (Perspicacia, vol. 2 p. 388) Secondo il racconto di Giovanni, la discussione proseguì in questo modo:
Questi venne da lui di notte e gli disse: “Rabbi, sappiamo che come maestro sei venuto da Dio; poiché nessuno può compiere questi segni che tu compi a meno che Dio non sia con lui”. Rispondendo, Gesù gli disse: “Verissimamente ti dico: A meno che uno non nasca di nuovo, non può vedere il regno di Dio”. Nicodemo gli disse: “Come può nascere un uomo quando è vecchio? Non può entrare nel seno di sua madre una seconda volta e nascere, vero?” Gesù rispose: “Verissimamente ti dico: A meno che uno non nasca d’acqua e di spirito, non può entrare nel regno di Dio. Ciò che nasce dalla carne è carne, e ciò che nasce dallo spirito è spirito. Non ti meravigliare perché ti ho detto: Dovete nascere di nuovo. Il vento soffia dove vuole, e ne odi il suono, ma non sai da dove viene né dove va. Così è chiunque è nato dallo spirito”. – Giovanni 3:1-8
Nicodemo fu sconcertato dalla risposta di Gesù sulla necessità di "nascere di nuovo", anche se Gesù gli ha detto che non dovrebbe essere sorpreso di questo. Dal momento che era un insegnante degli ebrei, Nicodemo avrebbe dovuto essere familiare con le promesse e profezie di Dio, e per questo Gesù lo rimproverò, dicendo: "Sei maestro in Israele e non sai queste cose?" (versetto 10) Cosa intendeva Gesù quando disse a Nicodemo che “a meno che uno non nasca d’acqua e di spirito, non può entrare nel regno di Dio", e perché Nicodemo avrebbe dovuto capire?
Quando abbiamo capito la sua risposta, ci rendiamo conto che con queste poche parole, Gesù si è focalizzato sul cuore di ciò che Nicodemo aveva appena riconosciuto, la prova che era venuto da Dio, lo scopo della sua venuta e come Nicodemo e tutti gli ebrei sono stati coinvolti ed i cambiamenti che stavano per venire su tutta la nazione di Israele in adempimento delle promesse di Dio, come è stato ampiamente predetto dai suoi profeti.
Ma prima di poter capire che cosa voleva dire Gesù, dobbiamo prima stabilire se Gesù disse a Nicodemo che doveva nascere "di nuovo" o nascere "dall'alto", perché la parola greca, άνωθεν, anothen, può avere entrambi i significati. Questo è il motivo per cui alcune Bibbie traducono le parole di Gesù in questo modo: "In verità, ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio”. (CEI74)
Nella TNM, la parola an'-o-then (Strong 509) appare 13 volte: tre volte è tradotta "cima" (Matteo 27:51; Marco 15:38; Giovanni 19:23), due volte "dall’inizio" (Luca 1:3; Atti 26:5), cinque volte "dall'alto" (Giovanni 3:31; 19:11; Giacomo 1:17; 3:15, 17) e tre volte come “di nuovo" (Giovanni 3:3, 7; Galati 4:9). Quindi, come possiamo determinare se Gesù disse a Nicodemo che deve nascere "di nuovo" o essere nato "dall'alto"? O questi due termini significano la stessa cosa?
Il modo più semplice per conoscere la risposta è di chiedersi come Nicodemo ha capito le parole di Gesù. La sua risposta – come può nascere un uomo quando è vecchio? Non può entrare nel seno di sua madre una seconda volta e nascere, vero? – indica che ha capito che Gesù stava parlando di nascere ancora, una seconda volta. (δεύτερον) Per lui, era chiaro che Gesù non stava parlando di nascere dall'alto, perché non corrisponderebbe alla sua risposta. Questo è il motivo per cui la maggior parte delle traduzioni della Bibbia rendono questa espressione "nascere di nuovo". Possiamo anche essere sicuri che Gesù ha detto: "nato di nuovo" cercando di capire quello che voleva dire, perché c'è bisogno di nascere di nuovo, o una seconda volta.
Perché qualcosa accada "di nuovo”, quella cosa deve essere accaduta almeno una volta prima, no? Gesù ha detto a Nicodemo che era nato una prima volta nella carne? Questo è ciò che pensava Nicodemo, secondo le sue parole. Ma Gesù egli disingannò subito, dicendo: "Ciò che nasce dalla carne è carne, e ciò che nasce dallo spirito è spirito”. (Versetto 6) In altre parole, l’essere nato nella carne non ha nulla a che fare con l'essere nati di nuovo nello spirito. Non è affatto la stessa cosa. Nicodemo, e tutti gli ebrei, dovevano nascere di nuovo nello stesso modo che il popolo di Dio nacque in una precedente occasione.
Gesù e Nicodemo appartenevano a una nazione venuta all’esistenza solo a causa della promessa che Geova aveva fatta ad Abraamo, il loro antenato. Dio aveva scelto Abraamo per essere quello con il quale aveva intenzione di adempiere la sua promessa di un futuro seme con il quale tutte le nazioni della terra saranno benedette, e il tempo era ormai vicino. – Genesi 22: 17, 18
La concezione e la nascita di Israele, "il figlio primogenito di Dio"
Il dono più prezioso, più profondo e più personale che siamo in grado di offrire a Geova, è quello di avere fede in lui e nelle sue promesse. Questo indica la nostra piena fiducia in lui e del fatti che si prende cura di noi individualmente, riconoscendo la sua saggezza e il potere; e questo nonostante il fatto di non averlo mai visto personalmente o aver sentito la sua voce. Ci sono stati innumerevoli persone nel corso della storia, che erano note per aver avuto quel tipo di fede. – Ebrei 11:4-40
La fede porta ad amare e obbedire. Non possiamo amare Geova se non abbiamo fede in lui. E solo imparando a conoscerlo possiamo ottenerla; e noi gli obbediamo perché abbiamo fiducia che l'obbedienza reca benedizioni. (Ebrei 11:6) La fede è qualcosa di molto personale, qualcosa di tangibile con cui dimostriamo che tipo di persona siamo. Non c'è da stupirsi che "la fede non è posseduta da tutti”. (2 Tessalonicesi 3:2) Abramo era un uomo che aveva una fede del genere, infatti è chiamato "il padre di tutti quelli che hanno fede”. Ha lasciato un esempio per tutti noi. – Romani 4:11
Abramo aveva prima dimostrato la sua fede, lasciando la sua città natale di Ur per trasferirsi in un paese lontano, come Geova aveva comandato, ed è arrivato in Canaan quando era già un uomo vecchio di settantacinque anni anni. Non aveva figli, ma Dio fece la promessa che da lui uscirebbe una grande nazione. E Abramo ebbe fede in quella promessa. – Genesi 15:5, 6
Altri dieci anni passarono e, come la moglie di Abraamo, Sara, era sterile, ella offrì a suo marito la sua schiava, Agar, perché avesse un figlio da lei. Forse questo era il loro tentativo di contribuire a realizzare la promessa di Dio. All'età di ottantasei anni, Abraamo divenne padre di suo figlio Ismaele da Agar. (Genesi 4:16) Ma Ismaele non era il figlio secondo la promessa Geova con la quale il seme sarebbe venuto, e con il quale tutte le nazioni della terra sarebbero benedette. Geova ha confermato ad Abramo che sua moglie, Sara, anche se sterile, avrebbe dato alla luce un figlio, che doveva chiamare Isacco, e con lui, Geova avrebbe concluso il suo patto. – Genesi 17:15-21
Fedele alla sua promessa, anche se quattordici anni erano passati, Geova permise miracolosamente alla sterile Sarah di rimanere incinta dal marito e di dare alla luce il loro figlio Isacco, allorché Abramo aveva cento anni e lei ne aveva novanta. Con la nascita di Isacco è stata concepita la futura nazione di Israele.
Ascoltatemi, voi che perseguite la giustizia, che cercate di trovare Geova. Guardate alla roccia dalla quale foste tagliati, e alla cavità della fossa da cui foste tratti fuori. Guardate ad Abraamo vostro padre e a Sara che gradualmente vi diede alla luce con dolori di parto. Poiché era uno solo quando lo chiamai, e lo benedicevo e lo moltiplicavo. – Isaia 51:1-3, 15, 16
Ci sarebbe voluto tempo perché la nazione cresca, molto più a lungo rispetto ai nove mesi dal concepimento alla nascita di Isacco. (Salmo 139:13-17) Nel caso di Israele, il suo sviluppo sarebbe graduale, nell'arco di un periodo di diverse centinaia di anni dal concepimento alla nascita effettiva come nazione al Monte Sinai. Per tutto il tempo, Geova come loro Padre, vegliò su di suo "figlio", il suo popolo, proteggendolo e aiutandolo fin dal ventre, evidentemente in riferimento ai loro primissimi inizi come popolo. – Isaia 44:1, 2
La nazione ha cominciato a formarsi quando due figli sono nati a Isacco e Rebecca, Giacobbe ed Esaù. Geova scelse Giacobbe, e ribadì il patto che aveva fatto con il nonno. (Genesi 28:14-15) Il nome di Giacobbe fu cambiato in Israele, e poi generò dodici figli. (Genesi 32:27, 28; 35:10-12) Ora, c’era il pericolo per la nazione in via di sviluppo di essere integrata alle nazioni vicine, come diventò chiaro quando Dina, figlia di Giacobbe, fu coinvolta con un figlio di un capo dei Cananei. (Genesi 34:1-31) Al fine di proteggere la sua nazione non ancora nata, Geova manovrò gli avvenimenti per metterla in sicurezza in Egitto, dove aveva fatto di Giuseppe, uno dei dodici figli di Giacobbe, un potente sovrano, subordinato solo al faraone stesso. Inoltre, la sua famiglia non fu molestata dagli egiziani perché erano pastori, e che "ogni pastore di pecore è detestabile per l’Egitto”. (Genesi 46:33, 34) Lì, Israele aumentò di numero, ma quando crebbe in potenza, gli egiziani cominciarono a temerli come una minaccia e finirono per dominarli, riducendoli in schiavitù.
Geova predisse tutto questo ad Abramo, la progressiva crescita della nazione e il tempo che necessario per tornare alla terra promessa e prenderne possesso.
Ed egli diceva ad Abramo: “Di sicuro sappi che il tuo seme diverrà residente forestiero in un paese non loro, e dovranno servirli, e questi certamente li affliggeranno per quattrocento anni. Ma la nazione che serviranno io la giudicherò, e dopo ciò ne usciranno con molti beni". – Genesi 15:13-16
Il tempo passò, si completarono i quattrocento anni, e i pochi membri della famiglia di settanta persone che inizialmente entrarono in Egitto era diventata una nazione di più di seicentomila uomini adulti. (Genesi 46:27; Esodo 24:37) Era giunto il momento di dare alla luce il “figlio primogenito" di Geova. Ma questa nascita non sarebbe accaduta senza doglie. Geova mandò Mosè a comparire davanti al faraone "E devi dire a Faraone: ‘Geova ha detto questo: “Israele è mio figlio, il mio primogenito. E io ti dico: Manda via mio figlio perché mi serva. Ma se rifiuti di mandarlo via, ecco, ucciderò tuo figlio, il tuo primogenito”’” – Esodo 4:22, 23
Naturalmente, il Faraone rifiutò di rilasciare il "figlio" di Dio, e ci sono voluti dieci piaghe, tra cui la morte di tutti gli primogeniti egiziani, prima che Geova procurasse la liberazione al suo popolo. Anche dopo questo, il Faraone cambiò idea e perseguì gli Israeliti, con la conseguente distruzione del suo esercito quando Geova li intrappolò nel Mar Rosso. Per aggiungere ai dolori del parto, una grande folla ha dovuto vagare su una lunga distanza attraverso il deserto, con i loro bambini, soffrendo il caldo, il freddo, la fame e la sete, prima che Geova li conducesse al Monte Sinai (conosciuto anche come Monte Horeb). Lì nacque la nazione di Israele come figlio di Geova, quando Dio fecce un patto con loro, con Mosè come mediatore, alleanza convalidata dal "sangue del patto" dei sacrifici animali. – Esodo 24:7, 8; Ezechiele 16:3-6
Geova poteva giustamente aspettarsi dal suo popolo che avrebbe imparato dall'esempio di eccezionale fede di Abraamo, e imitarlo, come è naturale per i bambini di guardare con orgoglio ai loro antenato, come hanno fatto i discendenti di Gionadab figlio di Recab. (Genesi 18:18, 19; confrontare Geremia 35:1-19) Questo avrebbe dovuto particolarmente essere il caso, poiché sapevano che la loro stessa esistenza era dovuta al fatto che Geova stesso, il Creatore della terra e di tutto ciò che è in essa, era il loro padre, che ha causato la loro concezione e ora la loro nascita come nazione. (Isaia 41:8; Giacomo 2:23) Con il patto, Geova fece loro questa promessa:
E ora se ubbidirete strettamente alla mia voce e osserverete in realtà il mio patto, allora certamente diverrete di fra tutti gli [altri] popoli la mia speciale proprietà, perché l’intera terra appartiene a me. E voi stessi mi diverrete un regno di sacerdoti e una nazione santa. – Esodo 19:5, 6
Se la nazione di Israele si dimostrasse fedele al suo patto, come un figlio leale, Geova sceglierebbe esclusivamente tra i suoi figli il numero totale di coloro che saranno re e sacerdoti nel suo futuro regno, quelli grazie a chi le benedizioni saranno versate sulla "terra intera", i cui dettagli Dio ha mantenuto come un "sacro segreto" fino al suo tempo fissato. – Romani 11:17-27; 16:25, 26; Efesini 1:4; Colossesi 1:26, 27; Rivelazione 20: 6
Il “popolo che deve nascere"
”Poiché una volta voi non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio." – 1 Pietro 2:10
Il patto che Geova stipulò con la nazione di Israele sul Monte Sinai, generandola come suo figlio, non era fine a se stesso, come se fosse tutto quello che si doveva fare per adempiere la promessa fatta subito dopo la ribellione in Eden. (Genesi 3:15) Fin dall'inizio, il piano di Dio era quello di riscattare tutti i discendenti di Adamo, tutti gli uomini "che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo". (Romani 3:21-25; 5:14, 19; 1 Corinti 15:22) Il seme di Abramo e il patto che Dio aveva fatto con loro sarebbe il mezzo per raggiungere questo obiettivo. Per questo motivo, sarebbe arrivato il momento in cui il patto della Legge, una volta che aveva raggiunto il suo scopo, sarebbe sostituito da un nuovo e migliore patto. – Galati 3:24, 25.
“Ecco, vengono i giorni”, è l’espressione di Geova, “e io certamente concluderò con la casa d’Israele e con la casa di Giuda un nuovo patto; non come il patto che conclusi con i loro antenati nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dal paese d’Egitto, ‘il quale mio patto essi stessi infransero, benché io stesso fossi il loro proprietario maritale’, è l’espressione di Geova”. “Poiché questo è il patto che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni”, è l’espressione di Geova. “Certamente metterò la mia legge dentro di loro, e la scriverò nel loro cuore. E di sicuro diverrò il loro Dio, ed essi stessi diverranno il mio popolo. E non insegneranno più ciascuno al suo compagno e ciascuno al suo fratello, dicendo: ‘Conoscete Geova!’ Poiché mi conosceranno tutti, dal più piccolo di loro fino al più grande di loro”, è l’espressione di Geova. “Poiché perdonerò il loro errore, e non ricorderò più il loro peccato”. – Geremia 31:31-34
Nicodemo, come insegnante di Israele, avrebbe dovuto essere molto familiare con la promessa di Geova di un nuovo patto, come predetto da Geremia. Era giunto il momento per Geova per attuarlo e Nicodemo, con tutti gli ebrei, avrebbe dovuto essere in attesa di esso, tanto più che ha confessato che i segni che Gesù aveva fatto dimostravano che era venuto da Dio. – Luca 3:15
Una differenza notevole di questo nuovo patto era che la legge di Dio sarebbe stata scritta nel cuore del suo popolo, invece che su tavole di pietra e pergamena come era stato il caso con il vecchio patto al quale i capi religiosi ebrei avevano aggiunto abbondantemente. (Matteo 23:1-4). Sì, invece di obbedire a Dio a causa di un codice scritto fatto di regole e regolamenti, come è comune nelle organizzazioni create dall’uomo, sotto il nuovo patto il popolo di Dio obbedirebbe a causa della sua fede e del suo profondo amore per lui, tutti essendo venuto a conoscere Geova "dal più piccolo di loro fino al più grande di loro”.
Notate che Geova dice alla casa di Israele e la casa di Giuda: "diverrò il loro Dio, ed essi stessi diverranno il mio popolo". (versetto 33) Geova non era già il loro Dio, e non erano loro anche il suo popolo, che gli nacque al Monte Sinai, grazie al patto mediato da Mosè? Sì, gli ebrei avevano potuto godere del loro rapporto con Dio come figli a causa di quel patto. Dal momento che stava per diventare "obsoleto" la loro relazione non poteva più continuare sulla base di un patto che non esisteva più. La fine del vecchio patto avrebbe anche posto fine alla loro relazione speciale con Dio! Pertanto, per diventare ancora una volta il popolo di Dio, e perché Geova sia di nuovo il loro Dio, avevano bisogno per nascere "di nuovo," una “secondo" volta, per essere introdotti nel nuovo patto. – Colossesi 2:13, 14; Ebrei 8:13
Inoltre, una caratteristica unica del nuovo patto è il perdono dei peccati. (Geremia 31:34) in che modo esso è diverso dal perdono che gli ebrei ottenevano con i loro sacrifici animali nel tempio? La vita di un animale non è mai uguale a quella di un uomo e, pertanto, non potrà mai compensare completamente Dio per i peccati commessi dal suo popolo. Paolo spiega che non è possibile che il sangue di tori e di capri tolga i peccati”. (Ebrei 10: 4) Il popolo di Dio era colpevole di peccati, non essendo all'altezza per vivere secondo tutto ciò che il vecchio patto richiedeva loro, e aveva dunque bisogno di perdono. (Galati 3:19) Il nuovo patto è stato reso possibile per via del sacrificio maggiore dell'uomo perfetto Gesù. (Ebrei 9:12-14; 1 Pietro 2:24) Gli ebrei dovevano accettare il mediatore del nuovo patto in modo che le loro trasgressioni fossero perdonate, e che ereditassero le promesse che Dio aveva fatto alla nazione. L'apostolo Paolo spiega: "è per questo che egli è mediatore di un nuovo patto, affinché, essendo avvenuta la morte per la [loro] liberazione mediante riscatto dalle trasgressioni sotto il precedente patto, i chiamati ricevano la promessa dell’eredità eterna". (Ebrei 9:15) L’avere i loro peccati perdonati permetterebbe alla nazione di avere un nuovo inizio allo stato puro, nascendo di nuovo. Questo nuovo patto non era "come il patto che [Dio] concluse con i loro antenati." (Geremia 31:31, 32) Nicodemo, come un "maestro in Israele," avrebbe dovuto capire la maggior parte di queste cose.
Inoltre, questo nuovo patto avrebbe adempiuto la promessa di Dio ad Abraamo che "tutte le nazioni della terra dovranno benedirsi per mezzo di lui." Non solo includerebbe i discendenti naturali di Abraamo come figlio primogenito di Dio, ma ora anche le persone di tutte le nazioni sarebbero "nate" a Dio come suoi figli adottivi. – Genesi 18:18; Esodo 4:22; Matteo 5:9; 2 Corinti 6:17, 18
Tutte le estremità della terra si ricorderanno e torneranno a Geova. E tutte le famiglie delle nazioni si inchineranno dinanzi a te. Poiché il regno appartiene a Geova, ed egli domina le nazioni. … Un seme stesso lo servirà; sarà dichiarato riguardo a Geova alla generazione. Verranno e annunceranno la sua giustizia al popolo che deve nascere, che egli ha fatto [questo]. – Salmo 22:27-31
Geova è un Dio fedele. (Deuteronomio 7: 9) La fede di Abramo in lui non è stata vana. Non solo il seme di Abramo è diventato "come le stelle dei cieli e come i granelli di sabbia che sono sulla spiaggia del mare", ma anche attraverso le sue benedizioni sarebbe venuto a tutta l'umanità. (Genesi 22:17, 18) È stato il suo seme a cui sono stati affidati i sacri oracoli di Dio, e tra loro è apparso il "seme" promesso. È stato il seme di Abramo che doveva conoscere Geova a causa del loro patto con lui, e ora quelli che hanno messo la fede in Cristo e sono nati di nuovo potevano proclamare la sua giustizia a tutte "le famiglie delle nazioni”, sì al "popolo che deve nascere”. – Romani 3:1, 2; 9:4, 5; Galati 3:7-9
Sotto il nuovo patto, gente di tutte le nazioni sarebbe nata da Dio, ma solo gli ebrei che erano stati nel patto precedente potrebbero nascere "di nuovo". Il mediatore del nuovo patto, Gesù Cristo, ha convalidato il nuovo patto attraverso il proprio sangue versato. Chi esercita fede nel sangue del patto avrà i suoi peccati perdonati e nascerà da Dio entrando in questo nuovo patto. – Galati 3:14-16; Rivelazione 7:14
Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio, e chiunque ama colui che ha generato, ama chi è stato generato da lui. Da ciò acquistiamo la conoscenza che amiamo i figli di Dio, quando amiamo Dio e pratichiamo i suoi comandamenti. Poiché questo è ciò che significa l’amore di Dio, che osserviamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi, perché tutto ciò che è stato generato da Dio vince il mondo. E questa è la vittoria che ha vinto il mondo, la nostra fede. – 1 Giovanni 5:1-4
Chiunque è nato da Dio "ha vinto il mondo", come Gesù ha fatto, mantenendo l'integrità e non facendo parte del mondo di cui Satana è il governante. (Giovanni 12:31; 15:17-21) Quanto era diverso ora per le persone delle nazioni che una volta erano "senza Cristo, esclusi dallo stato d’Israele ed estranei ai patti della promessa, e non avevate nessuna speranza ed eravate senza Dio nel mondo”. (Efesini 2:12) Ora hanno la stessa opportunità che gli ebrei di nascere da Dio e diventare i suoi figli.
Ma ora unitamente a Cristo Gesù, voi che una volta eravate lontani, vi siete avvicinati mediante il sangue del Cristo. Poiché egli è la nostra pace, egli che delle due parti ne ha fatto una sola e ha distrutto il muro di mezzo che le separava. Per mezzo della sua carne ha abolito l’inimicizia, la Legge di comandamenti consistente in decreti, per creare dei due popoli unitamente a sé un uomo nuovo, facendo la pace; e per riconciliare pienamente con Dio entrambi i popoli in un solo corpo mediante il palo di tortura, avendo ucciso l’inimicizia per mezzo di se stesso. E venne e dichiarò la buona notizia della pace a voi, [che eravate] lontani, e la pace a quelli [che erano] vicini, perché per mezzo di lui noi, entrambi i popoli, abbiamo accesso presso il Padre mediante un solo spirito. – Efesini 2:13-18
Non ci sarebbe più alcuna distinzione tra un Ebreo e un gentile sotto il nuovo patto, perché sarebbero entrambi ugualmente nati come figli di Dio. È a questi gentili che credono che Gesù si riferiva quando ha detto, "E ho altre pecore, che non sono di questo ovile; anche quelle devo condurre, ed esse ascolteranno la mia voce, e diverranno un solo gregge, un solo pastore”. – Giovanni 10:16; Romani 10:11, 12; Galati 3:26
Il nuovo patto è in realtà il restauro del patto originale di vita che Geova aveva fatto con Adamo, che ora consente a tutti i suoi discendenti di essere completamente riconciliati con Dio per mezzo della loro fede in Gesù Cristo. (2 Corinti 5:18, 19, Colossesi 1:20) Non ci sarà nessun terzo patto necessario in futuro. Gesù non ha fatto "un patto per un regno" con i suoi discepoli la notte in cui è stato arrestato, come insegnato dalla Società. In questa occasione, ha semplicemente promesso che avrebbero ricevuto il regno, il mezzo con cui le benedizioni affluiranno per l'umanità redenta sotto il nuovo patto, perché il regno di Dio andrà a sostituire tutti i governi umani oppressivi attuali. – Daniel 7:13, 14, 27; Luca 22:29, 30; Rivelazione 3:21
L'unica distinzione che durerà per sempre sarà per quanto riguarda l’"Israele di Dio", che aveva la sua radice saldamente piantata nel patto che Geova aveva fatto con Abramo. Dal momento che la radice era santa, i 144’000 rami sarebbero anche santi, anche se alcuni dei rami naturali fossero stati interrotti [gli ebrei infedeli] e sostituiti da rami "selvatici" [i Gentili credenti]. – Romani 11:16; Rivelazione 7: 4-8
Vale la pena notare a questo punto che, anche se gli ebrei sono nati da Dio come suoi figli, nessuno di loro ha avuto la possibilità di governare con Cristo nel suo regno celeste, vale a dire non prima della effettiva apparizione di Cristo; Nemmeno Giovanni il Battista che ha preparato la strada per lui. Ecco perché Gesù gli disse: "Veramente vi dico: Fra i nati di donna non è stato suscitato uno maggiore di Giovanni il Battista; ma il minore nel regno dei cieli è maggiore di lui (Matteo 11:11) il re Davide era certamente il figlio di Dio, ma non aveva la speranza celeste. Questo è il motivo per cui Gesù disse a Nicodemo: "nessun uomo è asceso al cielo se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo”. – Giovanni 3:13; confrontare Atti 2:34
È evidente che una persona può affermare di essere nata da Dio come suo figlio senza avere la speranza celeste. Non vi è alcuna base biblica per suggerire che questa designazione è cambiata. Coloro che governeranno con Cristo saranno selezionati tra i figli di Dio. Questi futuri dirigenti possono essere considerati come figli di Dio in un senso speciale, come Dio ha parlato del suo designato re Salomone, "Io stesso diverrò suo padre, ed egli stesso diverrà mio figlio”. (2 Samuele 7:14) Tutti coloro che "erediteranno la terra" saranno figli di Dio come Adamo era un "figlio di Dio" prima della sua ribellione. (Matteo 5:5, Luca 3:38)– it-1 pp. 925 Figlio (figli) di Dio.
“Una nazione nata in una volta"
"Chi ha udito una cosa come questa? Chi ha visto cose come queste? Sarà un paese dato alla luce con dolori di parto in un sol giorno? O nascerà una nazione in una volta? Poiché Sion ha avuto dolori di parto e ha anche partorito i suoi figli" – Isaia 66:8
Il nuovo patto è entrato in vigore alla Pentecoste dell'anno 33 che, secondo il calendario ebraico, corrisponde al 6 Sivan; in questa data il vecchio patto della Legge è diventato obsoleto. È interessante notare quello che il libro “Perspicacia", dice su questa data:
Secondo la tradizione ebraica, la Pentecoste corrisponde alla data in cui fu data la Legge al Sinai, quando Israele diventò un popolo distinto. Gli israeliti si radunarono presso il Sinai e ricevettero la Legge all’inizio del terzo mese (Sivan). (Eso 19:1) Come Mosè servì da mediatore per introdurre Israele nel patto della Legge, così Gesù Cristo quale Mediatore dell’Israele spirituale* introduceva ora questa nuova nazione nel nuovo patto. – Volume 2, “Pentecoste”. (*Nota: Il termine “Israele spirituale” non si trova nella Bibbia)
Fu necessario un periodo di diverse centinaia di anni perché la nazione di Israele fosse formata. La sua nascita al Monte Sinai è stata accompagnata da grandi dolori di parto, di doglie. Ma la loro nascita attraverso il nuovo patto sarebbe sorprendentemente diversa. Essa avverrà in un giorno, prima anche “che le venissero le doglie”.
Prima che avesse dolori di parto essa partorì. Prima che le venissero le doglie, pure diede alla luce un figlio maschio. Chi ha udito una cosa come questa? Chi ha visto cose come queste? Sarà un paese dato alla luce con dolori di parto in un sol giorno? O nascerà una nazione in una volta? Poiché Sion ha avuto dolori di parto e ha anche partorito i suoi figli. – Isaia 66:7, 8
Sion, a Gerusalemme, era il luogo dove sorgeva il tempio di Geova e dove i figli di Dio lo adoravano secondo il vecchio patto della Legge, anche se lo infransero continuamente. Ma non era questa Sion che Isaia profetizzò che avrebbe dato alla luce i suoi figli. Poiché l'arca sacra si trovava nel tempio di Geova sul Monte Sion, Sion è venuto a rappresentare la presenza di Geova e le realtà celesti. "Perspicacia" ci dice:
Sion diventò un monte particolarmente santo a Geova quando Davide vi fece trasferire la sacra Arca. In seguito “Sion” includeva l’area del tempio sul monte Moria (dove fu portata l’Arca durante il regno di Salomone) e in effetti indicava l’intera città di Gerusalemme. (Cfr. Isa 1:8; 8:18; vedi MONTE DI ADUNANZA). Poiché l’Arca rappresentava la presenza di Geova e poiché Sion era simbolo di realtà celesti, era considerata la dimora di Dio e il luogo da cui si poteva ricevere aiuto, benedizione e salvezza. — Perspicacia, vol. 2 p. 989
Prima della sua ascensione al cielo, Gesù disse ai suoi discepoli di non allontanarsi da Gerusalemme “ma [di] continuare ad aspettare ciò che il Padre ha promesso”. Mentre i suoi discepoli erano già stati battezzati da Giovanni il Battista in acqua, dimostrando che se erano pentiti dei loro peccati e si erano rivolti a Dio per essere perdonati, stavano per essere "battezzati nello spirito santo fra non molti giorni”. (Marco 1:4, 8; Atti 1:4) Come il Padre aveva promesso per mezzo del profeta Isaia, Sion avrebbe dato alla luce suo figlio e la sua nuova nazione stava per nascere in un giorno. Il racconto degli Atti ci dice che cosa è accaduto quando i dodici apostoli e i cento e otto discepoli di Gesù erano riuniti:
Or mentre era in corso il giorno della [festa della] Pentecoste, erano tutti insieme nello stesso luogo, e improvvisamente si fece dal cielo un rumore proprio come quello di una forte brezza che soffia, e riempì tutta la casa in cui erano seduti. E divennero loro visibili lingue come di fuoco che si distribuirono, posandosi una su ciascuno di loro, e furono tutti pieni di spirito santo e cominciarono a parlare diverse lingue, come lo spirito concedeva loro di esprimersi. – Atti 2:1-4
Per quanto riguarda lo Spirito, Gesù disse a Nicodemo che "Il vento soffia dove vuole, e ne odi il suono, ma non sai da dove viene né dove va. Così è chiunque è nato dallo spirito". (Giovanni 3:8) L’ultima notte con i suoi discepoli, Gesù ha promesso loro "il soccorritore, lo spirito santo, che il Padre manderà nel mio nome, quello vi insegnerà ogni cosa e vi rammenterà tutte le cose che vi ho detto” (Giovanni 14:26; 15:26; 16:7) Ora, in questo giorno di Pentecoste, Dio mandò l'assistente (il soccorritore) promesso versando lo spirito santo sui centoventi discepoli. Dal momento che lo spirito santo non è visibile, Dio lo rese evidente accompagnandolo da un rumore dal cielo "proprio come quello di una forte brezza che soffia", così forte che la moltitudine riunita a Gerusalemme per la festa corse verso la casa dove erano riuniti i discepoli. Si sentiva il rumore, ma non si vedeva da dove veniva; lo spirito santo si manifestò allora con “lingue come di fuoco che si distribuirono” su ciascuno dei centoventi discepoli che l’avevano ricevuto. – Atti 2:2-6
Con il loro battesimo, i discepoli erano "nati d’acqua”, e questo battesimo ha reso possibile il perdono dei peccati una volta pagato il riscatto da Cristo; ora potrebbero comparire "lavati" davanti a Dio. (1 Corinti 6:11) Di conseguenza, essi furono anche battezzati di spirito santo che li riempì "di tutta la pienezza che Dio dona", permettendo loro di capire e “afferrare ciò che è l’ampiezza e la lunghezza e l’altezza e la profondità". (Efesini 3:18, 19) Piena di spirito santo, l'apostolo Pietro è stato in grado di spiegare alla folla che si era riunita il significato di ciò che era appena accaduto, secondo la profezia di Gioele: "E dopo ciò deve avvenire che verserò il mio spirito su ogni sorta di carne, e i vostri figli e le vostre figlie certamente profetizzeranno. In quanto ai vostri vecchi, sogneranno sogni. In quanto ai vostri giovani, vedranno visioni. E anche sui servi e sulle serve verserò in quei giorni il mio spirito”. – Gioele 2:28, 29
Con l'effusione del suo spirito santo Geova fece entrare in vigore il nuovo patto, dando vita alla sua nuova nazione – la sua casa composta dai discepoli di Cristo. Come predetto dal suo profeta Isaia, la sua nuova nazione era "nata in un sol giorno", "in una volta”. Non fu Sion, la città di Gerusalemme, che diede vita alla nuova nazione di Dio, ma piuttosto fu da Geova stesso: "In quanto a me, farò rompere e non farò partorire?” dice Geova. “O faccio partorire e realmente faccio chiudere?” ha detto il tuo Dio”. – Isaia 66:8, 9
Geova ha cominciato a gettare le basi della sua nuova nazione con i suoi dodici apostoli scelti e cento e otto altri discepoli, tutti figli naturali di Abramo; con "Cristo Gesù stesso [come] la pietra angolare”. (See summary) Mantenendo il ”patto per i molti per una settimana [di anni]”, Geova continuò a scegliere esclusivamente tra gli ebrei fedeli per altri tre anni e mezzo per aggiungere alle fondamenta della sua casa, fino al 36 EV, quando Cornelio è diventato il primo Gentile da aggiungere fino a che sarebbe completato il numero "preordinato" di 144'000. – Daniele 9:27; Atti 10:1, 44-48; Romani 11:13, 17-24; Efesini 2:19-22
A che servono le fondamenta, a meno che un edificio sia costruito sopra? (Luca 6:47, 48; 14:29, 30) Le fondamenta sono di una dimensione specifica e definite, e comprendono la pietra angolare. D'altra parte, ciò che è costruito sopra è limitato solo da ciò che le fondamenta possono sopportare. Dopo la posa delle fondamenta, il giorno di Pentecoste, Geova ha anche costruite subito sopra con "circa tremila persone [che] si aggiunsero." Questi tremila avevano risposto al discorso di Peter e di conseguenza si sono pentiti e sono stati battezzati per il perdono dei loro peccati. (Atti 2:37-41) Probabilmente Geova ha scelto un certo numero di loro al fine di aggiungerli alle centoventi pietre di fondamenta. Ma la maggior parte dei discepoli nuovi battezzati sono stati costruiti sulle fondamenta. I due pani delle primizie del grano presentati a Dio alla Pentecoste sotto l'antico patto rappresentavano questi due gruppi: 1) I discepoli unti che sarebbero poi 144'000, e che erano le fondamenta, con Gesù come la pietra angolare di fondamenta; e 2) Gli innumerevoli altri, "che [sono] giustamente disposti per la vita eterna", che sono costruiti su questa base, e la cui naturale speranza di vita sulla terra è garantita da Geova. (Rivelazione 14:1, 3, 7:9, 10; Giovanni 3:16; Atti 13:48; 1 Giovanni 4:9) Entrambi i gruppi sono stati presentati davanti a Geova in quel giorno; tutti presi fra l'umanità peccatrice e simboleggiati dai pani lievitati messi al forno. —Levitico 23:16-20
I centoventi discepoli unti con lo spirito santo, come pietre di fondazione, e le tremila che sono stati battezzati in quel giorno, sono quindi "nati di nuovo" e sono entrati nel nuovo patto, divenendo figli di Dio per la seconda volta essendo che il vecchio patto da questo giorno in poi non era più valido. I Samaritani, e i Gentili più tardi, nasceranno anche loro da Dio, ma per la loro prima volta. (Romani 8:14; Galati 4:4-7) In questo modo "l'intero edificio [era] armoniosamente collegato, crescendo in un tempio santo a Geova", e "edificati insieme per essere un luogo che Dio abiti mediante lo spirito." – Efesini 2:19-22; Ebrei 3:6; 1 Pietro 2:4-6
Tutti coloro che appartengono a Geova sono "nati d'acqua" (grazie al battesimo) e sono anche nati dallo spirito. È lo spirito di Dio che ci insegna a conoscere le cose di Dio, "poiché lo spirito scruta tutte le cose, anche le cose profonde di Dio … Ma l’uomo fisico non riceve le cose dello spirito di Dio, poiché per lui sono stoltezza; e non [le] può conoscere, perché sono esaminate spiritualmente”.(1 Corinti 2:10-14) Tutti i fedeli di Dio hanno lo spirito di Dio, come ammesso da un articolo nella Torre di Guardia: "i veri cristiani unti … non credono di avere necessariamente più spirito santo dei loro compagni delle altre pecore". – La Torre di Guardia del 1 maggio 2007, pagina 31
Siamo nati da Dio, secondo la sua volontà e la sua promessa, e veniamo introdotti nel nuovo patto, essendo adottati come suoi figli e figlie. Come tale diventiamo membri della sua famiglia, alcuni come pietre di fondazione, altri pietre costruite su queste fondamenta; e se restiamo lì, fedele, erediteremo le benedizioni che Geova aveva originariamente destinate ai discendenti di Adamo, se Adam fosse rimasto fedele. – 2 Corinti 6:16-18; Genesi 1:27,28; Salmo 37:10, 11, 29; Révélation 20:3, 4
Non permettere a nessuno di privarti del tuo rapporto prezioso con il tuo Padre celeste, perché sei stato comprato a caro prezzo e sei stato introdotto nel nuovo patto, nato d’acqua (dal battesimo) e di spirito (generosamente riversato su di noi), il che è stato reso possibile dal "sangue del patto”. – 1 Corinti 6:19, 20; 7:23 
Comunque, quando si manifestò la benignità e l’amore per l’uomo da parte del nostro Salvatore, Dio, non per opere di giustizia che noi avessimo compiuto, ma secondo la sua misericordia egli ci salvò per mezzo del bagno che ci portò alla vita e per mezzo del nostro rinnovamento mediante lo spirito santo. Egli versò riccamente questo [spirito] su di noi per mezzo di Gesù Cristo nostro Salvatore, affinché, dopo essere stati dichiarati giusti in virtù della sua immeritata benignità, divenissimo eredi secondo la speranza della vita eterna. – Tito 3:4-7
La “rinascita” spiegata
Alcuni possono considerare le parole dell'apostolo Pietro quando ha detto che "ci ha fatti rinascere, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti ad una speranza viva in vista di una eredità incorruttibile, immacolata ed immarcescibile, conservata ne’ cieli per voi”. (1 Pietro 1:3, 4, Riveduta) Non significa che i cristiani sono "nati di nuovo"?
Contrariamente all'idea che molti sostengono, cioè che una persona è nata "della carne", secondo la sua nascita naturale o fisica, poi rinasce "spirito" quando egli accetta Cristo, Gesù stesso ha chiarito che questi due eventi non hanno nulla in comune, quando disse: "Ciò che nasce dalla carne è carne, e ciò che nasce dallo spirito è spirito”. (Giovanni 3:6) In altre parole, una persona non nasce prima dalla carne e poi nasce di nuovo dello spirito. Allora, che cosa Pietro intende per "ci ha fatti rinascere”? – 1 Pietro 1:3
La parola greca in questo caso resa "nato di nuovo" secondo alcune traduzioni della Bibbia è αναγέννησις (anagenesi). Nella maggior parte dei dizionari greco-italiani, questo termine è tradotto come "rinascita". Si noti che questa non è l’espressione che Gesù ha usato, γεννηθή άνωθεν (gennithi' a'nothen), nato di nuovo, quando stava parlando con Nicodemo. Così, molte traduzioni della Bibbia citano Pierre in questo modo: "Benedetto sia Dio, Padre di Gesù Cristo, nostro Signore! Come la sua misericordia è grande! Nel sollevare Gesù Cristo dai morti, che ci ha dato nuova vita e una speranza viva ". (Bibbia Popoli, confrontare con la tua Bibbia)
Pietro non contraddiceva ciò che Gesù aveva detto circa la necessità per gli ebrei di nascere di nuovo. Pietro indicò qualcosa di nuovo, qualcosa che non esisteva prima di quel momento. Era una nuova nascita per una nuova "speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per un’eredità incorruttibile e incontaminata e durevole, riservata nei cieli”. (TNM) Apparteneva a coloro che erano stati scelti e unti da Geova per governare con suo figlio nel suo regno, e resa possibile dalla risurrezione di Gesù, "il primogenito dai morti". (Colossesi 1:18) Nessuno degli uomini fedeli di Dio sapeva questa nuova speranza, nemmeno Giovanni il Battista, di cui Gesù disse che non c'era più grande di lui tra i nati di donna, tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. – Matteo 11:11
Un altro punto che indica che Gesù, quando parlava della necessità di "nascere di nuovo”, non faceva riferimento alla "nuova nascita" della quale l'apostolo Pietro parlava, è quando ha detto a Nicodemo: "Sei maestro in Israele e non sai queste cose?" (Giovanni 3:10) Come insegnante di Israele, Nicodemo avrebbe dovuto sapere della promessa di Dio per quanto riguarda la realizzazione di una nuova alleanza (o patto) con il suo popolo. (Geremia 31:31-34; Ebrei 8:7-13) Egli sarà certamente stato familiare con il disegno di suscitare un profeta come Mosè, che sarebbe diventato il mediatore, come Mosè, di quel nuovo patto di Dio. (Deuteronomio 18:18; Hebrew 8:6) Perciò, come insegnante avrebbe dovuto essere in grado di comprendere la necessità di essere introdotto nel nuovo patto. Ma Nicodemo non poteva essere al corrente della "nuova nascita", la chiamata celeste che Pietro spiega, perché Geova non lo ha rivelato fino a dopo l'effusione del suo spirito santo alla Pentecoste. Era il suo sacro segreto. (Romani 16:25, 26; Efesini 1:8-14) Dal momento che non c'era modo per Nicodemo di avere conoscenza della "nuova nascita”, sarebbe stato altamente improbabile per Gesù di criticare la sua mancanza di conoscenza al proposito.
Chiaramente, i termini "nati di nuovo" e "nuova nascita" non sono intercambiabili. Essi non significano la stessa cosa.
In poche parole:
Gli ebrei sono nati come nazione al Monte Sinai, e divennero il popolo di Dio quando sono entrati nel patto con Dio. L'intera nazione, "ogni uomo d'Israele", tra cui i loro figli e le loro mogli, sono stati inclusi in questo patto, "allo scopo di stabilirti oggi come suo popolo e per mostrarsi tuo Dio”. (Deuteronomio 29:10-13) Questo patto è stato fatto con la discendenza di Abramo per produrre il Seme promesso, salvaguardando in tal modo il lignaggio attraverso il quale il Messia sarebbe venuto, per mezzo del quale "tutte le nazioni della terra certamente si benediranno", secondo la promessa di Dio ad Abramo. – Genesi 22:16-18; Matteo 1:1-16, Luca 3:23-34
Dio predisse anche che una volta che questo patto avrebbe raggiunto il suo scopo divino, egli avrebbe poi fato un nuovo e migliore patto con il suo popolo, rendendo così l'ex patto obsoleto. Nicodemo, un capo e maestro in Israele, avrebbe dovuto essere familiare con la promessa di Dio di un nuovo patto, come predetto dal profeta Geremia. (Geremia 31:31-34; Ebrei 8:7-9, 13) Quando non è riuscito a comprendere le parole di Gesù: “dovete nascere di nuovo” Gesù lo rimproverò, dicendo: "Sei maestro in Israele e non sai queste cose?" (Giovanni 3:7, 9, 10) Chiaramente, non solo Nicodemo, ma tutti gli ebrei avrebbero dovuto essere in attesa del Messia, e della promessa di Dio di fare un nuovo patto con loro.
Essendo il popolo di Dio sotto il vecchio patto, gli ebrei dovevano "nascere di nuovo" per entrare nel nuovo patto al termine del vecchio; ma come potrebbero se respingevano il mediatore di quel nuovo patto? (Ebrei 9:13-15) Solo entrando nel nuovo patto potrebbero ereditare la promessa che Dio aveva fatto loro, "voi stessi mi diverrete un regno di sacerdoti e una nazione santa", perché era per mezzo del nuovo patto che le cose dovevano adempiersi. (Esodo 19:5, 6) Ecco perché Gesù disse a Nicodemo: "A meno che uno non nasca di nuovo, non può vedere il regno di Dio”. – Giovanni 3:3
Quando Gesù disse a Nicodemo che "uno" [di voi umani, gli ebrei] deve nascere "di nuovo" al fine di vedere il regno di Dio, non si riferiva alle "persone delle nazioni", i Gentili, che non erano stati in precedenza nel vecchio patto, ma sono stati "esclusi dallo stato d’Israele ed estranei ai patti della promessa”. (Efesini 2:11-18; Matteo 15:24) Eppure, attraverso la loro fede in Gesù, i popoli delle nazioni potrebbero ora diventare anche il popolo di Dio, sotto il nuovo patto; no, non come proseliti come prima, ma come "figli di Dio” veri e propri. (Romani 10:12; Galati 3:26; Efesini 2:19-22; 1 Giovanni 3:9; 5:1) Sia Giudei che Gentili sono ugualmente "nati da Dio" quando sono battezzati, in obbedienza al comando di Gesù, momento in cui essi ricevono "il dono dello spirito santo". Così sono "nati d'acqua e spirito”. Questo era vero anche nel caso di Gesù stesso. (Matteo 3:16, 17; 28,19; confrontare Atti 2:38; 8:14-17; 10:47; 11:15-17; 19:1-6; 1 Pietro 3:21) Solo grazie a questo nuovo patto chiunque può godere di un rapporto personale con Dio, proprio come aveva predetto a questo riguardo: "E di sicuro diverrò il loro Dio, ed essi stessi diverranno il mio popolo". – Geremia 31:33; Atti 15:14-18
Al momento del suo battesimo, una persona riceve anche i benefici del riscatto, compreso il perdono dei suoi peccati passati. (1 Giovanni 2:3, 12) Ora è un membro della casa di Dio, il suo santo tempio, “un luogo che Dio abiti mediante lo spirito”. (Efesini 2:21, 22; 3:5, 6; 1 Corinti 3:16-17) Finché rimane nel tempio di Dio è assicurato di ereditare il regno di Dio, il che significa la vita eterna che Dio ha promessa, e della quale Gesù parlò a Nicodemo. (Giovanni 3:16; Giuda 21; Ebrei 6:4-6; Matteo 13:40-43) La stragrande maggioranza dell'umanità vivrà proprio qui sulla terra, secondo il proposito originale di Dio per Adamo e la sua progenie; mentre un piccolo numero scelto da Dio tra i discepoli di Cristo governerà con Gesù nel suo regno celeste, con cui Dio porterà le benedizioni promesse ad Abramo alle nazioni. – Daniele 7:13, 14, 27; Matteo 5:5; 6:10; 19: 27, 28; Rivelazione 3:21; 20:6 
Riassunto:
  • “Nato di nuovo" non fa riferimento a una specie di risurrezione spirituale.
  • La nazione di Israele è nata come popolo di Dio al Sinai, quando Dio ha fatto un patto con loro, con Mosè come mediatore, ”allo scopo di stabilirti oggi come suo popolo e per mostrarsi tuo Dio”. – Deuteronomio 29:12, 13
  • Dio aveva predetto: "Ecco, vengono i giorni”, è l’espressione di Geova, “e io certamente concluderò con la casa d’Israele e con la casa di Giuda un nuovo patto; non come il patto che conclusi con i loro antenati … metterò la mia legge dentro di loro, e la scriverò nel loro cuore. E di sicuro diverrò il loro Dio, ed essi stessi diverranno il mio popolo”. (Geremia 31:31-33; Ebrei 8:6-13) Si noti che con il nuovo patto avrebbero rinnovato il loro rapporto con Dio come suo popolo; sarebbe diventato il loro Dio di nuovo, e loro di nuovo il suo popolo.
  • Il nuovo patto predetto è divenuto operativo il giorno della Pentecoste, con Gesù come mediatore, quando ha versato lo spirito santo sui centoventi discepoli. – Atti 2:1-42; Ebrei 9:13-15, 18-22
  • La profezia di Isaia si è compiuta il giorno di Pentecoste: "Prima che avesse dolori di parto essa partorì. Prima che le venissero le doglie, pure diede alla luce un figlio maschio. Chi ha udito una cosa come questa? Chi ha visto cose come queste? Sarà un paese dato alla luce con dolori di parto in un sol giorno? O nascerà una nazione in una volta? Poiché Sion ha avuto dolori di parto e ha anche partorito i suoi figli”. (Isaia 66:7,8) Gli ebrei, che hanno esercitato la fede in Gesù Cristo il mediatore sono diventati una nazione che è nata in una volta, in un sol giorno. Erano così nati di nuovo, diventando ancora una volta il popolo di Dio, mentre era ancora una volta il loro Dio. Gli ebrei che non sono riusciti a entrare nel nuovo patto, rifiutando il mediatore, non sarebbero più il popolo del patto di Dio (Paolo, nella sua lettera ai Galati, illustra i due patti confrontandole con la nascita del figlio di Agar e il figlio di Sarah) – Galati 4:21-31; Romani 10:1-4; Ebrei 8:13
Nicodemo, come insegnante di Israele, avrebbe dovuto sapere di queste profezie, come Gesù gli aveva detto. (Giovanni 3:9, 10) Quando è andato a visitare Gesù, quella notte, ha avuto il privilegio di essere insegnato dal mediatore della Nuova Alleanza. Questo è ciò che Gesù gli stava comunicando.
I termini "nato di nuovo" e "nuova nascita" non sono intercambiabili. Essi non si riferiscono alla stessa cosa! Mentre "nato di nuovo" va applicato agli ebrei nel primo secolo che erano nel vecchio patto ma aveva bisogno di essere introdotti nel nuovo patto al momento della cessazione del vecchio patto (come discusso in precedenza), la "nuova nascita", di cui ha parlato Pietro si riferisce ai discepoli di Gesù che governeranno con lui nel suo regno celeste. (1 Pietro 1:3-5) Questa speranza di vita celeste è qualcosa di nuovo, perché non esisteva prima del tempo di Gesù. È rimasto il "sacro segreto" di Dio (mistero) fino al momento in cui ha cominciato ad adempiersi, cominciando con la scelta dei dodici apostoli, e si applica solo a quelli che sono scelti da Dio, il cui numero totalizzerà alla fine 144’000. (Rivelazione 14:1, 3; Romani 16:25, 26; 1 Cor 2:7) Anche Giovanni il Battista, il più grande "fra i nati di donna," non era tra questi e non sapeva nulla di questa nuova speranza a loro riservata. (Matteo 11:11; 25:34-46) Tutto il popolo di Dio "nasce d’acqua e spirito", ma non tutti beneficiano della "nuova nascita". [back]
Note
Per quanto riguarda i due pani presentati il giorno di Pentecoste, Perspicacia, vol. 2 p. 528, pagina 599, afferma:
Il fatto che alla Pentecoste venissero offerti a Geova due pani delle primizie del grano indicava che l’adempimento avrebbe riguardato più di una persona. Poteva anche indicare che quelli che sarebbero divenuti seguaci di Cristo generati dallo spirito sarebbero stati presi da due gruppi dell’umanità: prima dagli ebrei naturali circoncisi, e poi da tutte le altre nazioni del mondo, dai gentili.
Il secondo pane presentato a Geova alla Pentecoste non simboleggia i gentili generati dallo Spirito, perché i gentili sono stati presentati a Geova solo tre anni e mezzo più tardi, con il battesimo e l'unzione di Cornelio. (Atti 10:44-48) Perché i due pani presentati insieme abbiano un significato, essi devono rappresentare "due gruppi" che erano presenti a questa occasione insieme, cioè i centoventi discepoli unti e i tremila uomini che immediatamente si sono uniti a loro e che non erano unti con lo spirito, ma sono stati anche battezzati e presentati a Geova per essere introdotti nel nuovo patto. Questo secondo gruppo, o pane, sarebbe preso in carica da coloro che sono stati unti per questo scopo, e quindi i due gruppi erano "edificati insieme per essere un luogo che Dio abiti mediante lo spirito”. È significativo notare che Perspicacia, vol. 2 p. 528 nota: ”Dopo che erano stati agitati, uno dei pani andava al sommo sacerdote e l’altro veniva diviso fra tutti i sacerdoti officianti”. – Luca 12:42-44; Giovanni 21:15-17; Atti 2:1-4, 37-42, Efesini 2:21-22; 1 Pietro 5:2-4
Un'altra ragione per cui il secondo pane non può rappresentare i gentili generati dallo spirito è dovuto alla promessa di Geova in connessione con il patto fatto al Monte Sinai solo con gli Israeliti naturali:
“E ora se ubbidirete strettamente alla mia voce e osserverete in realtà il mio patto, allora certamente diverrete di fra tutti gli [altri] popoli la mia speciale proprietà, perché l’intera terra appartiene a me. E voi stessi mi diverrete un regno di sacerdoti e una nazione santa”. Queste sono le parole che devi dire ai figli d’Israele. – Esodo 19:5, 6
Dal momento che la festa di Pentecoste (nota anche come "festa della mietitura", "festa delle settimane" e "il giorno dei primi frutti maturi") faceva parte della legge “dichiarata a tutto il popolo" da Mosè in connessione con il patto che Geova ha fatto con loro, se il secondo pane presentato a Geova in quel giorno rappresentava davvero i "seguaci di Cristo generati dallo spirito” scelti tra i gentili, in questo modo significherebbe che Geova, sin dall'istituzione del patto, diceva al suo popolo che la promessa di diventare "un regno di sacerdoti e una nazione santa" era inaccessibile, e che ogni anno sarebbe ricordato loro alla stessa data che saranno finalmente sostituiti dai gentili. (Esodo 11:16; Numeri 28:26; Ebrei 9:19-20) Questo renderebbe senza senso tutti i suoi futuri appelli al suo popolo di tornare a lui e vanificherebbe le sue promesse; sarebbe anche ipocrita, dal momento che avrebbe già deciso fin dall'inizio di rigettarli, se davvero il pane rappresentava i gentili unti. – 2 Cronache 36:15; Geremia 44:4, 5
Ma Geova non è il tipo di Dio che fa false promesse, come Perspicacia, vol. 2 pp. 1028, ci assicura:
Geova Dio è la Fonte di vera speranza e il solo in grado di adempiere tutte le sue promesse e le speranze di coloro che confidano in lui. Per immeritata benignità ha dato al genere umano ‘conforto e buona speranza’. (2Ts 2:16) In ogni epoca è stato la speranza degli uomini retti. È stato definito “speranza d’Israele” e ‘speranza degli antenati d’Israele’ (Ger 14:8; 17:13; 50:7), e nelle Scritture Ebraiche ci sono molte espressioni di speranza, fede e fiducia in lui. Nella sua amorevole benignità verso il suo popolo, anche quando questo stava per andare in esilio a motivo della disubbidienza nei suoi confronti, Dio disse: “Io stesso conosco bene i pensieri che penso verso di voi, … pensieri di pace, e non di calamità, per darvi un futuro e una speranza”. (Ger 29:11) La promessa di Geova tenne viva la fede e la speranza degli israeliti fedeli durante l’esilio in Babilonia e rafforzò enormemente uomini come Ezechiele e Daniele; infatti Geova aveva detto: “Esiste una speranza per il tuo futuro, … e i figli certamente torneranno al loro proprio territorio”. (Ger 31:17) Quella speranza si realizzò nel 537 a.E.V. col ritorno di un fedele rimanente di ebrei per ricostruire Gerusalemme e il suo tempio. — Esd 1:1-6
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Lettura consigliata
Esaminiamo le nostre credenze:

l'esistenza di Dio

Se si chiede ad un cristiano, ed in particolare a un Testimone di Geova, di fornire una prova dell'esistenza di Dio, ci sono grandi probabilità che citi il quarto versetto del terzo capitolo della lettera agli Ebrei, "Ogni casa è costruita da qualcuno, ma chi ha costruito ogni cosa è Dio".

Se il ragionamento è corretto, dal nulla non si è generato nulla bensì ogni cosa è presente sulla terra per via della volontà di un progettista, bisogna tuttavia capire che Paolo non stava cercando di argomentare sull'esistenza di un Creatore. Si stava rivolgendo ai suoi compagni cristiani, oltre che ebrei, che certamente non dubitavano del fatto che l'universo fu governato da un essere potente alla base di tutto. Inoltre, nell'antichità il problema non era affatto la non-credenza in Dio ma piuttosto l'inverso: si aveva tendenza a credere in una moltitudine di divinità. D'altronde, Paolo, in un'occasione, rimarcò che era stato fatto un altare dedicato ad un dio sconosciuto, sicuramente per timore di dimenticare di adorare una divinità.

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Acalia & Marta
Parabole per i nostri giorni (prima parte)
Carl-Bloch-Sermon-on-the-Mount
Cos'hanno da dirci le parabole di Gesù? Hanno relazione coi nostri giorni? Per prima cosa dobbiamo identificarle e comprendere quali di esse hanno un risvolto profetico. Per fare un esempio contrario, la parabola del figlio prodigo contiene un grandissimo insegnamento per noi ma non è profetica, non annuncia nessun avvenimento! Come facciamo dunque a distinguere i tipi di parabole? Come al solito, è molto semplice: ci atterremo a ciò che disse Gesù Cristo stesso, senza aggiungere né togliere. Limiteremo le interpretazioni ai soli elementi che si possono evincere direttamente dai racconti o da altri particolari scritti e attinenti. Per il resto ci accontenteremo volentieri della risposta del Signore: "Non sta a voi acquistar conoscenza dei tempi o delle stagioni che il Padre ha posto nella propria autorità”. – Atti 1:7
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