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Cibo per i Testimoni di Geova riflessivi
“‘Ma in quanto a te, tu continui a cercare grandi cose per te stesso. Non continuare a cercare. Poiché, ecco, io farò venire la calamità su ogni carne’, è l’espressione di Geova, ‘e certamente ti darò la tua anima come spoglia in tutti i luoghi nei quali andrai’”
Importante: Questo sito non pretende di possedere la verità. Il lettore dovrebbe essere in grado di usare discernimento, esaminando attentamente le Scritture per vedere se queste cose sono così. (Atti 17:11)
Perimeno
Disassociazione: disciplina o punizione?
Illustration: John Hain on Pixabay.com
I Testimoni di Geova sono ben noti per la loro pratica delle disassociazione dei peccatori impenitenti. Ma non sono solo i peccatori che mancano di qualsiasi rimorso che sono esclusi o espulsi dall’organizzazione. Sono anche espulse le persone che possono avere problemi di dipendenza o che manifestano qualsiasi opera della carne, come quelle elencate dall'apostolo Paolo in Galati 5:19-21, “la fornicazione, l’impurità, la condotta dissoluta, l’idolatria, la pratica dello spiritismo, l’inimicizia, le contese, la gelosia, l’ira (nervosismo), la contenzione, le divisioni (dissensi), lo settarismo (diversità di pensiero, eresie), l’invidia, l’ubriachezza, le gozzoviglie e simili.” Dato che Paolo dice che "quelli che praticano tali cose non erediteranno il regno di Dio", tutti coloro che sono battezzati come Testimoni e sono colpevole di praticare tali cose vengono messi fuori dell'organizzazione, sono disassociati.

“È per la disciplina che perseverate. Dio vi tratta come figli. Poiché qual è il figlio che il padre non disciplina? Ma se voi siete senza la disciplina della quale tutti son divenuti partecipi, siete realmente figli illegittimi e non figli. Inoltre, avevamo i padri che erano della nostra carne per disciplinarci, e mostravamo loro rispetto. Non ci sottoporremo molto di più al Padre della nostra vita spirituale e vivremo? Poiché essi ci disciplinavano per pochi giorni secondo ciò che sembrava loro bene, ma egli lo fa per il nostro profitto affinché partecipiamo alla sua santità. Veramente, nessuna disciplina al presente sembra essere gioiosa, ma dolorosa; tuttavia a quelli che ne sono stati addestrati produce poi un pacifico frutto, cioè giustizia.” – Ebrei 12:7-11
Cosa comporta essere disassociato? Ha lo scopo di disciplinare, o di punire la persona colpevole? Come avremo modo di vedere c’è una differenza. Riguardo la disassociazione, la Torre di guardia del 15 aprile 1991, alle pagine 15-16, sotto il titolo di “Imiterete la misericordia di Dio?”, dice:
Cosa comporta la disassociazione? Abbiamo un esempio pratico osservando come fu affrontato un problema nel I secolo. A Corinto un cristiano aveva una relazione immorale con la moglie di suo padre e non si era pentito, perciò Paolo dispose che fosse espulso da quella congregazione. Questo andava fatto per proteggere la purezza del popolo di Dio, poiché “un po’ di lievito fa fermentare l’intera massa”. Espellendolo si sarebbe impedito che la sua malvagità disonorasse sia Dio che il Suo popolo. La severa misura disciplinare della disassociazione avrebbe anche potuto farlo tornare in sé e instillare in lui e nella congregazione il giusto timore di Dio. — 1 Corinti 5:1-13; confronta Deuteronomio 17:2, 12, 13
Qui abbiamo un esempio di una persona malvagia espulsa dalla congregazione di Corinto. Era per lo scopo di "severa disciplina" che l'uomo era stato messo fuori e consegnato a ”Satana", come Paolo ha chiesto alla congregazione di fare? (1 Corinti. 5:5) Che cos’è la disciplina secondo le Sacre Scritture? Secondo un articolo della Torre di Guardia su questa questione, sotto il titolo di "Apprezziamo lo scopo della disciplina", ci viene detto:
COSA vi viene in mente quando sentite la parola “disciplina”? Secondo un dizionario, la disciplina è il modo per indurre le persone a ubbidire a regole o norme di comportamento e per punirle quando non ubbidiscono. Benché questa non sia affatto l’unica definizione accettata, molti oggi attribuiscono una simile connotazione negativa a tutto ciò che ha relazione con la disciplina.
La Bibbia, però, presenta la disciplina in una luce diversa. “Non rigettare, o figlio mio, la disciplina di Geova”, scrisse il saggio re Salomone. (Proverbi 3:11) Queste parole non si riferiscono alla disciplina in generale ma alla “disciplina di Geova”, cioè alla disciplina che si basa sui Suoi elevati princìpi. Solo questa disciplina è spiritualmente fruttuosa e utile, addirittura auspicabile. Invece la disciplina che si fonda sul pensiero umano che è in contrasto con gli elevati princìpi di Geova spesso è offensiva e dolorosa. Ecco perché molti hanno un atteggiamento negativo verso la disciplina.
Perché siamo esortati ad accettare la disciplina di Geova? Nelle Scritture la Sua disciplina viene descritta come un’espressione di amore verso le sue creature umane. Perciò Salomone disse anche: “Geova riprende colui che ama, come fa anche il padre col figlio di cui si compiace”. — Proverbi 3:12.” – TG 1/10/2003
Sì, “nelle Scritture la Sua disciplina viene descritta come un’espressione di amore”. È per quello che l’apostolo Paolo scrisse: ”ma avete interamente dimenticato l’esortazione rivoltavi come a figli: “Figlio mio, non disprezzare la disciplina di Geova e non venir meno quando sei corretto da lui; poiché Geova disciplina colui che ama; infatti, flagella ognuno che riceve come figlio’” —Ebrei 12:5,6. Paolo sviluppa ulteriormente questo pensiero su come la disciplina di Geova è un’espressione del suo amore per noi:
È per la disciplina che perseverate. Dio vi tratta come figli. Poiché qual è il figlio che il padre non disciplina? Ma se voi siete senza la disciplina della quale tutti son divenuti partecipi, siete realmente figli illegittimi e non figli. Inoltre, avevamo i padri che erano della nostra carne per disciplinarci, e mostravamo loro rispetto. Non ci sottoporremo molto di più al Padre della nostra vita spirituale e vivremo? Poiché essi ci disciplinavano per pochi giorni secondo ciò che sembrava loro bene, ma egli lo fa per il nostro profitto affinché partecipiamo alla sua santità. Veramente, nessuna disciplina al presente sembra essere gioiosa, ma dolorosa; tuttavia a quelli che ne sono stati addestrati produce poi un pacifico frutto, cioè giustizia. – Ebrei 12:7-11
La scrittura dice, “Geova disciplina colui che ama”. Non si leggerà mai “Geova punisce colui che ama”. Disciplina e punizione non sono la stessa cosa. L’amore è la motivazione dietro disciplina. È data con l’intento di insegnare, correggere e regolare l’azione e il pensiero di chi ha sbagliato. D’altra parte, la punizione è data per la necessità di soddisfare la giustizia. (Esodo 34:7; Salmi 37:28) Per esempio, quando Adamo ed Eva furono cacciati dal Giardino di Eden non era per la disciplina, con l’obiettivo di aiutarli a correggere la loro azione sbagliata, a causa dell’amore di Dio per loro. Ma sono stati espulsi come punizione per la loro ribellione contro la sua legge chiara. Per lo stesso motivo Caino, dopo aver ucciso suo fratello Abele, è stato bandito come punizione. Sarebbe stato un vagabondo e un fuggiasco, “al bando dal [suo] suolo, nascosto alla faccia [di Dio]” Si lamentò che la sua punizione era troppo grande da sopportare. (Genesi 4:11-14). È la stessa cosa con la cacciata dal cielo di Satana e dei suoi angeli. Riguardo a questo ci viene detto:
E scoppiò la guerra in cielo: Michele e i suoi angeli guerreggiarono contro il dragone, e il dragone e i suoi angeli guerreggiarono, ma esso non prevalse, né fu più trovato posto per loro in cielo. E il gran dragone fu scagliato, l’originale serpente, colui che è chiamato Diavolo e Satana, che svia l’intera terra abitata; fu scagliato sulla terra, e i suoi angeli furono scagliati con lui. – Rivelazione 12:7-9
Perché Satana e i suoi angeli sono scagliati dal cielo? Perché non “fu più trovato posto per loro in cielo”. Questo è il motivo per cui Adamo ed Eva furono espulsi dal Giardino di Eden. Non c’era più un posto per questi ribelli, e non c’è più posto all’interno di casa di Dio per coloro che, come Satana e i suoi demoni, Adamo ed Eva, e Caino, sono impenitenti peccatori volontari. Non sono espulsi a causa dell’amore di Geova per loro, ma piuttosto è la loro punizione, un’espressione della giustizia di Dio su di loro. È vero, coloro che sono espulsi o disassociati oggi dalla congregazione possono pentirsi e tornare, come è stato il caso con l’uomo immorale a Corinto, ma questo non dovrebbe essere lo scopo, il motivo dietro l’espulsione di chiunque. Nessuno dovrebbe mai essere espulso dalla congregazione Cristiana a causa della disciplina, come se il Geova disassociava coloro che egli ama. (2 Corinti 2:5-11)
Come aiutare i più deboli tra di noi
Molti tra noi hanno viaggiato sulla strada stretta e angusta che conduce alla vita per molti anni. (Matt. 7:14) E quindi non è stato un viaggio facile per tutti. Come tutti, abbiamo il nostro proprio carico da portare. Tutti noi abbiamo a un certo grado le nostre lotte contro i desideri della carne, e dobbiamo ricordarci che nessuno di noi è ancora perfetto. (Salmo 130:3) Lungo questa strada, molti nuovi si uniscono a noi, e provengono tutti da esperienze diverse e portano con loro bagagli gravosi. Non dovremmo assisterci gli uni e gli altri, incoraggiandoci e aiutandoci a portare i nostri carichi, soprattutto quando vediamo alcuni inciampare nel male, o distrarsi seguendo una strada diversa? Questo è ciò che Geova si aspetta da noi.
Fratelli, anche se un uomo fa qualche passo falso prima che se ne renda conto, voi che siete spiritualmente qualificati cercate di ristabilire tale uomo con uno spirito di mitezza, badando a te stesso affinché anche tu non sia tentato. Continuate a portare i pesi gli uni degli altri, e così adempite la legge del Cristo. – Galati 6:1,2
Gli anziani hanno bisogno di seguire l'esempio di Cristo nell'amore. Gesù ha comandato a tutti noi di amarci l'un l'altro e gli anziani dovrebbero qualificarsi per prendere l'iniziativa. (Giovanni 13:34,35) Per alcuni che non sono mai stati amati, amare non è facile e molti non sanno come fare. Come facciamo a diventare pazienti e gentili, non invidiosi degli altri quando le cose vanno bene per loro, non vantarci o guardare solo i propri interessi, non metterci facilmente in collera né tenere conto dei torti subiti? Abbiamo bisogno di proteggere e di fidarci dei nostri fratelli, non imputare loro motivi sbagliati , e sempre sperare per il meglio quando c'è la necessità di perseverare. Questo è ciò che l'amore comprende, e possiamo imparare ad amare. (1 Corinzi 13:4-7) Abbiamo bisogno di farlo, se vogliamo essere discepoli di Gesù. Come possiamo imparare ad amare? Imparando dal nostro Creatore. La Torre di guardia del 1° luglio 2003, pagina 4, "Come si coltiva vero amore" è utile, dicendoci:
L’ESSERE UMANO come impara ad amare? Studiando psicologia? Leggendo manuali del fai da te? Guardando film d’amore? No di certo. Gli esseri umani imparano ad amare prima di tutto dall’esempio e dall’insegnamento dei genitori. I figli imparano cosa significa amare se, in un ambiente caloroso e affettuoso, i genitori li nutrono e li proteggono, comunicano con loro e si interessano profondamente di loro. Inoltre imparano ad amare quando i genitori insegnano loro ad attenersi a sani princìpi morali.
Il vero amore è più che semplice affetto. Esso opera coerentemente nei migliori interessi degli altri, anche se sul momento non lo apprezzano del tutto, come spesso accade ai bambini quando vengono disciplinati amorevolmente. Un esempio perfetto di amore altruistico ci è dato dal Creatore stesso. L’apostolo Paolo scrisse: “Figlio mio, non disprezzare la disciplina di Geova e non venir meno quando sei corretto da lui; poiché Geova disciplina colui che ama”. — Ebrei 12:5, 6
Gli anziani qualificati, amorevoli, imitando i genitori, dovrebbero fornire “un ambiente caloroso e affettuoso”, dove si “nutrono e proteggono” i membri della congregazione (Giovanni 21:15-17), dove “comunicano con loro e si interessano profondamente di loro”, di ogni persona. Anziani qualificati “operano coerentemente nei migliori interessi degli altri” anche “quando questi ultimi vengono disciplinati amorevolmente”. In questo modo tutti nella congregazione imparano ad amare essendo amati. Gli anziani devono ricordare che “L’amore non viene mai meno”. Non possono mai sbagliare trattando in modo amorevole il gregge a loro affidato. (1 Cor. 13:8) Gli anziani dovrebbero essere desiderosi di aiutare i membri smarriti. Se qualcuno “fa qualche passo falso” gli anziani “che sono spiritualmente qualificati” e hanno le qualifiche scritturali per pascere il gregge di Dio dovrebbero “cercare di ristabilire (o disciplinare) tale uomo (o donna) con uno spirito di mitezza”. (1 Pietro 5:2,3) Lo devono fare nello stesso modo che genitori amorevoli impartiscono la disciplini ai propri figli (1 Tessalonicesi 2:7) I Genitori sanno che ogni bambino è unico per quello che riguarda le loro emozioni e hanno diverse esigenze e problemi. La disciplina o la correzione necessaria a volte può pertanto variare da bambino a bambino. La disciplina è data con lo scopo di correggere l’azione e l’atteggiamento di un bambino che ha commesso uno sbaglio, e è data a causa del grande amore che i genitori hanno per i loro figli e figlie. Geova ha dato l’esempio ai genitori nel disciplinare nell’amore, anche quando la disciplina, o la correzione, può essere dura. Ma non espelle mai dalla sua casa coloro che egli ama. La disassociazione è per coloro che non si lasciano più correggere, che sono diventati indipendenti e per chi non c’è più un posto nella congregazione di Dio. Le pecore appartengono a Geova ed egli si aspetta che i pastori nelle loro congregazioni rafforzino le debole, guariscano le malate e fascino quelle fiaccate. (Ezechiele 34:4) Ma abbiamo un problema curioso in molte congregazioni. Pochi anziani sono scritturalmente qualificati per esserlo. Un fratello che è nominato anziano a causa delle sue molte ore nel servizio, la distribuzione di letteratura e la partecipazione regolare alle adunanze (niente di tutto questo sono qualifiche scritturali per essere nominato) può essere privo del requisito scritturale di mostrare amore. L’amore, come richiesto nelle scritture, fa parte dell’esortazione a attenersi “fermamente alla fedele parola in quanto alla sua l’arte di insegnare”: il sorvegliante deve … [attenersi] fermamente alla fedele parola in quanto all’arte di insegnare, affinché sia in grado di esortare mediante l’insegnamento che è sano e di riprendere quelli che contraddicono. – Tito 1:7,9 Gli anziani scritturalmente qualificati discernono la differenza tra “la disciplina amorevole” e “la punizione giusta”. Dove questi anziani capaci non si trovano, molte tra le pecore di Dio malate sono semplicemente disassociate piuttosto che aiutate e assistite, dal momento che tale intervento chiederà tempo, amore, comprensione, e arte o capacità di attenersi “fermamente alla fedele parola”. Le congregazioni che hanno questi anziani qualificati e pieni di amore sono certamente benedette. Ma guai ai fratelli nelle cui congregazioni tali anziani sono carenti.
Come uno che ha dei dubbi dev’essere trattato?
Alcune persone sono più curiose delle altre. Hanno bisogno di sapere come e perché. Lo so, ero uno di questi studenti😀. Avevo bisogno che tutto mi sia dimostrato e non mi fermavo fino a quando non avevo capito cosa stavo imparando. Dopo tutto, se dovevo insegnare gli altri, prima di tutto avevo bisogno di capire, no? Cosa succede se una persona ha alcuni dubbi su alcuni insegnamenti che non possono essere dimostrati solo con le Scritture, e quindi diventa una questione di fede? O che cosa succede se nel corso del tempo ci accorgiamo che qualcosa che pensavamo di aver capito non è più adatto ai fatti? Questa persona dev’essere condannata come non degno del beneficio del riscatto, per motivo di unità? Come discusso in precedenza, un’anziano qualificato e amorevole, in un ambiente caloroso e affettuoso, agirà come Giuda scrive:
E continuate a mostrare misericordia ad alcuni che hanno dubbi; salvateli strappandoli dal fuoco. – Giuda 22,23
Darà conforto e edificherà questa persona, rendendosi conto che il dubbio che ha è anche la causa di immensa agonia, forse di notti insonni. Alcuni anziani sono noti per avere disassociati alcuni che hanno espresso dubbi su alcuni nostri insegnamenti. Infatti, è diventato abbastanza comune. Potete immaginare! Non hanno paura del loro Maestro, o immaginano che non verrà per un lungo periodo di tempo ancora? Gesù disse in una delle sue citazioni più note:
Poiché Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque esercita fede in lui non sia distrutto ma abbia vita eterna. – Giovanni 3:16
Come Geova vede questi pastori che disassociano le pecore, il cui unico “peccato” è quello di avere dei dubbi su certi insegnamenti che non possono essere giustificati dalle scritture, come la nostra interpretazione delle profezie? Vengono cacciati a causa della “disciplina amorevole” o della ”punizione giusta”? Geova, nel suo grande amore, ha dato il suo unigenito figlio, affinché chiunque esercita fede in lui non sia distrutto ma abbia vita eterna. (Giovanni 3:16) Eppure, anziani privi di amore e incompetenti disassociano coloro che esercitano fede, ma hanno dubbi in alcune dottrine di uomini. Questi anziani dovrebbero stare attenti! Geova sta prendendo nota delle loro azioni punitive nel trattare duramente con le sue pecore:
Guai ai pastori d’Israele, che pascono se stessi! Non dovrebbero i pastori pascere il gregge? … Non avete rafforzato le deboli, e non avete sanato la malata, e non avete fasciato la fiaccata, e non avete ricondotto la dispersa, e non avete cercato di trovare la smarrita, ma le avete tenute sottoposte con asprezza, sì, con tirannia. E gradualmente si disperdevano perché non c’era pastore, così che divennero pasto per ogni bestia selvaggia del campo, e continuarono a disperdersi. Le mie pecore si sviavano su tutti i monti e su ogni alto colle; e le mie pecore si dispersero su tutta la superficie della terra, senza che alcuno facesse ricerca e senza che alcuno cercasse di trovarle.
Perciò, pastori, udite la parola di Geova: ‘“Come io vivo”, è l’espressione del Sovrano Signore Geova, “sicuramente per la ragione che le mie pecore divennero qualcosa da predare e le mie pecore continuarono ad essere pasto per ogni bestia selvaggia del campo, perché non c’era pastore, e i miei pastori non cercarono le mie pecore, ma i pastori pascevano se stessi e non han pasciuto le mie pecore”’, perciò, pastori, udite la parola di Geova. Il Sovrano Signore Geova ha detto questo: ‘Ecco, sono contro i pastori, e certamente richiederò le mie pecore dalla loro mano e farò in modo che cessino di pascere le mie pecore, e i pastori non pasceranno più se stessi; e certamente libererò le mie pecore dalla loro bocca, e non diverranno cibo per loro’ – Ezechiele 34:2-10
Un anziano deve pascere le pecore di Dio con amore, a imitazione di Gesù. Ha bisogno di rafforzare i deboli, sanare i malati e fasciare i fiaccati. Egli deve ricondurre i dispersi e cercare di trovare gli smarriti. Anche se alcuni tra i fratelli hanno sviluppato un’attitudine ribelle, gli anziani devono imitare l’esempio di Geova nel trattare con loro. Questo è ciò che Esaminiamo le Scritture in data di giovedì 27 ottobre 2005 dice a questo proposito, citando le parole di Michea 6:3:
Ricordiamo che all’epoca di Michea gli israeliti erano ribelli. Ciò nonostante, Geova si rivolge loro compassionevolmente con le parole: “O popolo mio”. E supplica: “O popolo mio, ricorda, suvvia”. Anziché accusare aspramente il suo popolo, cerca di toccargli il cuore, chiedendo: “Che cosa ti ho fatto?” Lo incoraggia persino ad ‘attestare contro’ di lui. Che esempio dà Dio a tutti noi! Chiamò compassionevolmente “popolo mio” perfino il popolo ribelle di Israele e Giuda del tempo di Michea, e si rivolse ad esso con il termine “suvvia”. Certo anche noi dovremmo mostrare compassione e benignità a coloro che fanno parte della congregazione. È vero, qualcuno potrebbe non esserci simpatico o potrebbe essere spiritualmente debole. Comunque, se ama Geova, vogliamo aiutarlo e mostrargli compassione.”
Gli anziani devono ricordare che le pecore appartengono a Geova dio, e che Gesù ha dato la sua vita per loro. Se si comportano con le pecore in modo aspro, come se il popolo di Dio, in qualche modo, doveva rendere loro dei conti, come gli anziani, Geova li considererà certamente responsabile per qualsiasi danno che verrà fatto a loro. (Ezechiele 34:4, 10; Giacomo 3:1) Non ha dato l’esempio? Guai agli anziani che opprimono, o “battono” i loro compagni di schiavitù. Come Gesù ha chiaramente avvertito, quelli in posizioni di responsabilità, a chi è stata assegnata la responsabilità di nutrire la sua casa, ma invece finiscono per battere i loro compagni, saranno rimossi dalle loro posizioni e perderanno del tutto la loro ricompensa celeste, saranno “tagliati in due” (διχοτομήσει αυτόν; Luca 12:46, Kingdom Interlinear) come dice il testo in greco. Quelli che servono sotto di loro e che hanno capito la volontà del Signore, essendo a conoscenza di essa, come nella citazione di cui sopra, ma non l’hanno eseguita a causa di una lealtà fuori luogo, subiranno la punizione di Dio e saranno battuti con molti colpi; mentre gli altri, gli anziani che non avevano idea di quello che stavano facendo, non avendo qualifiche scritturali all’inizio, e così hanno fallito nell’ubbidire, saranno anche loro battuti, ma con un minor numero di colpi. (Luca 12:45-48) ”Ciò comprende che è giusto da parte di Dio rendere tribolazione a quelli che vi fanno tribolare.” – 2Tessalonicesi 1:6
La disassociazione che ha l’approvazione di Dio
Come già menzionato cui sopra, Geova non disassocia nessuno perché lo ama. Qualsiasi esclusione è pronunciata per ragioni di disciplina. Adamo ed Eva furono espulsi dal Giardino di Eden perché non c’era più posto per loro. E Satana e i suoi angeli sono scagliati dal cielo perché non c’è più posto per loro. Non è per motivi di amore, al fine di correggerli, ma è piuttosto a causa della giustizia che Dio prende una misura così drastica. Tutti coloro che sono espulsi dalla congregazione Cristiana dovrebbero esserelo perché non c’è più posto per loro, non essendo disposti a rispettare le giuste leggi Dio. Sono a tali individui che le parole di Paolo alla congregazione di Corinto si applicano, “Rimuovete l’uomo malvagio di fra voi”. – 1Corinti 5:13. Quali sono i motivi scritturali per l'espulsione di qualcuno dalla congregazione? Come una persona che è stata rimossa “di fra noi” dev’essere considerata? La Parola di Dio fornisce opportuni consigli? Nel 1988 la Torre di Guardia ha affrontato questo punto:
Poiché un uomo di Corinto praticava impenitentemente l’immoralità, Paolo disse alla congregazione: ‘Cessate di mischiarvi in compagnia di qualcuno chiamato fratello che è fornicatore o avido o idolatra o oltraggiatore o ubriacone o rapace, non mangiando nemmeno con un tal uomo’. (1 Corinti 5:11-13) Lo stesso bisognava fare con gli apostati, come Imeneo: “In quanto all’uomo che promuove una setta, rigettalo dopo una prima e una seconda ammonizione, sapendo che tale uomo è stato pervertito e pecca”. (Tito 3:10, 11; 1 Timoteo 1:19, 20) Sarebbe appropriato allontanare anche chiunque rinneghi la congregazione: “Sono usciti da noi, ma non erano della nostra sorta; poiché se fossero stati della nostra sorta, sarebbero rimasti con noi. Ma sono usciti affinché fosse manifesto che non tutti sono della nostra sorta”. — 1 Giovanni 2:18, 19
Non credo che Geova approverebbe l'espulsione di qualcuno perché questa persona non è più disposta a essere un membro della congregazione. Una persona non può essere disassociata per una cosa che non fa, come non assistere alle riunioni o partecipare a l’opera di predicazione. Quando l'apostolo Giovanni scrisse che alcuni “sono usciti da noi", perché "non erano della nostra sorta", ha semplicemente notato che non tutti continueranno a correre la corsa con perseveranza, forse a causa di una mancanza di fede. (Luca 21:19; 2 Tess. 1:4,5; Eb. 10:36; 12:1;) Nessuno può essere espulso per mancanza di fede, o per aver abbandonato “la corsa che ci è posta dinanzi”. Non è ciò che Giovanni ci stava dicendo. Nella parabola di Gesù del figlio prodigo, il padre fece espellere o disassociare il suo figlio per aver lasciato la sua famiglia? Dall’illustrazione, sembrerebbe che sia piuttosto il figlio che è rimasto e ha lavorato per suo padre che lo voleva. Come è diverso il suo atteggiamento in confronto al suo padre compassionevole! I nostri anziani, oggi, imitano l'esempio del padre amorevole o del figlio presuntuoso? (Luca 15:11-32) Il non voler più essere considerato uno dei Testimoni di Geova non è una offesa biblica portando alla disassociazione. Naturalmente, se la persona ritorna a peccare, senza alcun rimorso, allora il caso dovrebbe essere affrontato a suo tempo. E se gli anziani non sono in grado di individuare la persona “lavata” ma tornata “a rivoltolarsi nel fango”, quindi, non hanno bisogno di preoccuparsi con lui più a lungo essendo che si è già rimosso dalla congregazione e possono lasciare il giudizio nelle mani di Geova. (2 Pietro 2:21,22) L’articolo della Torre di Guardia prosegue:
Si spera che tale individuo si penta e possa così essere riassociato. (Atti 3:19) Ma nel frattempo, i cristiani possono stare limitatamente in sua compagnia, o è necessario che lo evitino rigorosamente? In questo caso, perché?
I cristiani non evitano le persone in generale. Abbiamo normali contatti con vicini, colleghi di lavoro, compagni di scuola e altri, e diamo loro testimonianza, anche se alcuni sono ‘fornicatori, avidi, rapaci o idolatri’. Paolo scrisse che non è possibile evitarli completamente, ‘altrimenti dovremmo uscire dal mondo’. Diede però istruzioni di agire diversamente nei confronti di un “fratello” che avesse vissuto in quel modo: ‘Cessate di mischiarvi in compagnia di qualcuno chiamato fratello che [è tornato a praticare tali cose], non mangiando nemmeno con un tal uomo’. — 1 Corinti 5:9-11; Marco 2:13-17.
Negli scritti dell’apostolo Giovanni troviamo consigli analoghi che fanno vedere fino a che punto i cristiani devono evitare costoro: “Chiunque va avanti e non rimane nell’insegnamento del Cristo non ha Dio . . . Se qualcuno viene da voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non rivolgetegli un saluto. Poiché chi gli rivolge un saluto [greco chàiro] partecipa alle sue opere malvage”. — 2 Giovanni 9-11.
Perché anche oggi è appropriato assumere questo atteggiamento risoluto? Ebbene, riflettete sulla severità con cui venivano troncati i rapporti sotto la Legge data da Dio a Israele. In varie questioni gravi, i trasgressori intenzionali venivano giustiziati. (Levitico 20:10; Numeri 15:30, 31) Quando ciò accadeva, gli altri, compresi i parenti, non potevano più parlare col trasgressore morto. (Levitico 19:1-4; Deuteronomio 13:1-5; 17:1-7) Sebbene gli israeliti dell’epoca fossero normali esseri umani con emozioni simili alle nostre, sapevano che Dio è giusto e amorevole e che la sua Legge proteggeva la loro purezza morale e spirituale. Potevano quindi accettare il fatto che la Sua disposizione di stroncare i trasgressori era fondamentalmente buona e giusta. — Giobbe 34:10-12.
Possiamo essere altrettanto sicuri che la disposizione di Dio, che impone ai cristiani di non frequentare il peccatore impenitente che è stato espulso, costituisce una protezione per noi: “Eliminate il vecchio lievito, affinché siate una nuova massa, secondo che siete liberi da fermento”. (1 Corinti 5:7) Evitando anche coloro che si sono volontariamente dissociati, i cristiani sono protetti da possibili idee critiche, indifferenti o persino apostate. — Ebrei 12:15, 16” – TG 15/4/1988, pages 26-28, Disciplina che può produrre un pacifico frutto (Sfortunatamente fanno riferimento alla disassociazione come “disciplina”)
L’articolo menziona gli apostati, “chiunque va avanti e non rimane nell’insegnamento del Cristo”, tra coloro che devono essere disassociati e evitati. Qui, ci si dovrebbe chiedere: Chi sono gli apostati? Non sono apostati quelli che vanno oltre ciò che è scritto e invalidano la parola di Dio dai loro insegnamenti e tradizioni? Dal punto di vista di Geova, non erano i leader religiosi nei giorni di Gesù che erano apostati, anche se accusavano il Cristo di essere tali per aver reso pubblico le loro opere cattive? (Matteo 15:5-9, 12,13) Chi sono oggi gli apostati? Quelli che hanno spinto in avanti e poi hanno abbandonato gli insegnamenti di Cristo o chi rimette in questione tradizioni non bibliche? Quando i nostri farisaici leader insegnano che possiamo ottenere la salvezza per mezzo del nostro impegno, stanno rimanendo nell’insegnamento di Cristo? (Giovanni 3:16) Quando si spingono in avanti e spiegano le profezie bibliche che sono “rese segrete e sigillate” fino al momento della loro realizzazione e cercano di interpretare “i tempi o le stagioni che il Padre ha posto nella propria autorità”, quando Gesù ha detto “non sta a voi acquistar conoscenza”, chi sono gli apostati, quelli che insegnano o quelli mettono in discussione? (Daniele 12:9; Atti 1:7) Quando arriverà il momento per Dio di giudicare la sua casa, egli esporrà i veri apostati. Farà i conti con quelli che hanno tradito le sue pecore, espellendo coloro che mettevano in questione, non la Parola di Dio, ma la loro autorità nello spingere avanti e insegnare le loro opinioni e interpretazioni apostate. Geova espellerà, disassocierà quelle persone dalla sua famiglia e non ci sarà più posto per loro. (Matteo 24:50,51) La disassociazione è una disposizione messa in atto da Geova, ed egli ci ha dato l’esempio con l’espulsione di Adamo ed Eva, il loro figlio Caino, Satana e i suoi angeli, e anche con la rimozione di persone malvagie di fra il suo popolo d’Israele. L’espulsione di un individuo impenitente rimuove la persona dalla casa di Dio, e, come Caino lamentava, dalla presenza di Dio. (Genesi 4:14) Non c’è più un posto per questa persona all’interno di quella famiglia e protegge i membri fedeli della congregazione. Il risultato di tale esclusione potrebbe essere simile a quella descritta nel libro della Rivelazione, quando Satana e i suoi angeli sono cacciati dal cielo.
È stato gettato giù l’accusatore dei nostri fratelli, che li accusa giorno e notte dinanzi al nostro Dio! … Per questo motivo rallegratevi, o cieli e voi che risiedete in essi! – Rivelazione 12:10,12
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Lettura consigliata
Esaminiamo le nostre credenze:

l'esistenza di Dio

Se si chiede ad un cristiano, ed in particolare a un Testimone di Geova, di fornire una prova dell'esistenza di Dio, ci sono grandi probabilità che citi il quarto versetto del terzo capitolo della lettera agli Ebrei, "Ogni casa è costruita da qualcuno, ma chi ha costruito ogni cosa è Dio".

Se il ragionamento è corretto, dal nulla non si è generato nulla bensì ogni cosa è presente sulla terra per via della volontà di un progettista, bisogna tuttavia capire che Paolo non stava cercando di argomentare sull'esistenza di un Creatore. Si stava rivolgendo ai suoi compagni cristiani, oltre che ebrei, che certamente non dubitavano del fatto che l'universo fu governato da un essere potente alla base di tutto. Inoltre, nell'antichità il problema non era affatto la non-credenza in Dio ma piuttosto l'inverso: si aveva tendenza a credere in una moltitudine di divinità. D'altronde, Paolo, in un'occasione, rimarcò che era stato fatto un altare dedicato ad un dio sconosciuto, sicuramente per timore di dimenticare di adorare una divinità.

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Acalia & Marta
Parabole per i nostri giorni (prima parte)
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Cos'hanno da dirci le parabole di Gesù? Hanno relazione coi nostri giorni? Per prima cosa dobbiamo identificarle e comprendere quali di esse hanno un risvolto profetico. Per fare un esempio contrario, la parabola del figlio prodigo contiene un grandissimo insegnamento per noi ma non è profetica, non annuncia nessun avvenimento! Come facciamo dunque a distinguere i tipi di parabole? Come al solito, è molto semplice: ci atterremo a ciò che disse Gesù Cristo stesso, senza aggiungere né togliere. Limiteremo le interpretazioni ai soli elementi che si possono evincere direttamente dai racconti o da altri particolari scritti e attinenti. Per il resto ci accontenteremo volentieri della risposta del Signore: "Non sta a voi acquistar conoscenza dei tempi o delle stagioni che il Padre ha posto nella propria autorità”. – Atti 1:7
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