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Cibo per i Testimoni di Geova riflessivi
“‘Ma in quanto a te, tu continui a cercare grandi cose per te stesso. Non continuare a cercare. Poiché, ecco, io farò venire la calamità su ogni carne’, è l’espressione di Geova, ‘e certamente ti darò la tua anima come spoglia in tutti i luoghi nei quali andrai’”
Importante: Questo sito non pretende di possedere la verità. Il lettore dovrebbe essere in grado di usare discernimento, esaminando attentamente le Scritture per vedere se queste cose sono così. (Atti 17:11)
Perimeno
Perché assistere alla Commemorazione?
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D: Ogni anno facciamo uno sforzo speciale per invitare le persone alla Commemorazione e dobbiamo spiegare loro perché non dovrebbero parteciparci. Tutto ciò che fanno é sedersi e guardare gli emblemi che vengono passati. Nella nostra congregazione, nessuno li prende. Francamente, trovo imbarazzante spiegare loro che gli ho invitati solo per guardare una cerimonia. Che motivo c’é di essere presenti alla Commemorazione se non ci si partecipa?

R: Molti sarebbero sorpresi sapendo che molti fratelli e sorelle condividono questo sentimento a proposito di invitare i propri studenti Biblici, le loro visite ulteriori o addirittura degli stranieri alla Commemorazione. Qualche anno fa una sorella della mia congregazione mi confidò che dentro di lei riteneva che tutti dovrebbero partecipare alla Commemorazione, e anche se aveva sempre spiegato a quelli che invitava che solo pochi “unti” partecipavano (cosa che tra l’altra la faceva sentirsi ipocrita), c’era spesso qualcuno che non aveva capito e partecipava lo stesso, per il suo imbarazzo. Ma d’altra parte pensava che la Società non può sbagliare, o allora Geova avrebbe coretto in tempo opportuno, e che se non lo faceva era perché gli era accettabile. Non ci sarebbe confusione su questo argomento se si poteva puntare su una scrittura che dice chiaramente che solo pochi eletti dovrebbero mangiare il pane e bere il vino, come ci viene spiegato ogni anno nel discorso del Memoriale. Ma tale scrittura non esiste! La nostra osservanza della Commemorazione è interamente basata sull’insegnamento di Rutherford a proposito del nuovo patto, che include il “piccolo gregge” ma ne esenta la “grande folla”. Fatto interessante, la Torre di Guardia del 1° Marzo 2004 a pagina 6 diceva: “Come Timoteo, oggi i veri cristiani si mantengono sobri rigettando i ragionamenti umani e accettando solo l’autorità delle Scritture per quanto riguarda le dottrine.” Nostro modo di celebrare la Commemorazione è basato completamente su “ragionamenti umani” mentre rigettiamo “l’autorità delle Scritture”. (Giovanni 4:23; Matteo 15:9) Prendiamo in considerazione un esempio di come un “ragionamento umano” ha causato tale confusione a proposito di una semplice direttiva che diede Gesù ai suoi discepoli, cioè il commando che troviamo in Luca 22:19, “Continuate a far questo in ricordo di me”. L’apostolo Paolo spiega perché celebriamo il Memoriale, o Commemorazione: “Poiché ho ricevuto dal Signore ciò che vi ho anche trasmesso, che il Signore Gesù nella notte in cui stava per essere consegnato prese un pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo significa il mio corpo che è a vostro favore. Continuate a far questo in ricordo di me”. E fece similmente riguardo al calice, dopo aver preso il pasto serale, dicendo: “Questo calice significa il nuovo patto in virtù del mio sangue. Continuate a far questo, ogni volta che ne berrete, in ricordo di me”. Poiché ogni volta che mangiate questo pane e bevete questo calice, continuate a proclamare la morte del Signore, finché egli arrivi.” (1 Corinti 11:23-26) Perché ci riuniamo una volta all’anno per celebrare la Commemorazione? Secondo Paolo, “continuate a proclamare la morte del Signore”. E fino a quando proclamiamo la morte del Signore? “finché egli arrivi.” La spiegazione di Paolo è tropo profonda per essere capita? (1 Corinti 2:10) Evidentemente, alcuni credono che è aperta a interpretazione. Comprendiamo allora come “l’autorità delle Scritture” di Paolo può essere rigettata facilmente da “ragionamenti umani”? La Torre di Guardia del 15 Marzo 2010 a pagina 27, paragrafo 16, nell’articolo “Un solo gregge, un solo pastore” al sottotitolo “Chi dovrebbe prendere gli emblemi?” spiega le cose di questa maniera:
“Paolo, inoltre, ci aiuta a capire che chi ha la speranza terrena non prende gli emblemi alla Commemorazione. Ai cristiani unti disse: “Poiché ogni volta che mangiate questo pane e bevete questo calice, continuate a proclamare la morte del Signore, finché egli arrivi”. (1 Cor. 11:26) Quando ‘arriva’ il Signore? Quando viene a prendere l’ultimo componente dell’unta classe della sposa per portarlo nella dimora celeste che ha preparato. (Giov. 14:2, 3) È chiaro che il Pasto Serale del Signore non sarà celebrato per sempre. “I rimanenti” del seme della donna ancora sulla terra continueranno a partecipare a questo pasto finché non avranno ricevuto tutti la loro ricompensa celeste. (Riv. 12:17) Se però quelli che vivranno sulla terra per sempre avessero diritto a prendere gli emblemi, la Commemorazione dovrebbe continuare a tenersi in eterno.”
Consideriamo, per favore: dove Paolo “ci aiuta a capire che chi ha la speranza terrena non prende gli emblemi alla Commemorazione”? Paolo non fa neppure menziona di una “speranza terrestre” o di due classe distinte di Cristiani. Né vieta a chiunque di prendere gli emblemi al pasto serale. Ragionamenti umani, quelli che rigettano i veri Cristiani, sono responsabile della restrizione alla partecipazione al pasto della Commemorazione ai “Cristiani unti”. E fino a quando dunque proclamiamo la morte del Signore osservando il Memoriale? Paolo dice: “finché egli arrivi”. La Torre di Guardia, d’altra parte, risponde: Finché “viene a prendere l’ultimo componente dell’unta classe della sposa per portarlo nella dimora celeste”. è un ragionamento umano che ha cambiato il significato del Memoriale da “proclamare la morte del Signore” a “l’unta classe della sposa [va| nella dimora celeste”. Incredibilmente, non si parla più dell’arrivo di Gesù ma della partenza degli unti! Vi chiederete sicuramente perché uno insegnerebbe una cosa di così diverso allorché la spiegazione di Paolo è breve e concisa. C’è una ragione che spiega questa differenza. Se continuiamo a “proclamare la morte del Signore finché egli arrivi”, e che ci è stato insegnato che è arrivato nel 1914, allora perché continuare a celebrare la Commemorazione? Per questa ragione, l’attenzione è spostata da Gesù ed è stata diretta invece agli Cristiani unti, essendo che alcuni almeno sono ancora con noi. L’osservanza della Commemorazione è in realtà divenuta una celebrazione di loro stessi. Ora, come qualcuno potrebbe spiegare quella sorta di ragionamento ai suoi studenti biblici? E un’altra cosa: se il Memoriale continua ad essere celebrato finché “i rimanenti del seme della donna ancora sulla terra non avranno ricevuto tutti la loro ricompensa celeste”, ci sarà poi un’annuncio per dire che d’ora in poi il Memoriale non sarà più celebrato? E che ne è delle tante congregazioni oggi che non hanno nessuno dei “rimanenti del seme della donna” nel loro seno (il che è il caso per circa 9 congregazioni su 10)? Perché queste congregazioni osservano la Commemorazione visto che si pretende che quella osservazione non si farà più dopo che sarà sparito l’ultimo? Visto quello che è stato detto prima, certuni si chiedono perché dovrebbero assistere alla celebrazione della Commemorazione nella loro congregazione. Secondo Paolo, è per “proclamare la morte del Signore”. È un valido motivo per essere presente. E quella occasione non è destinata ad essere un semplice rituale. La morte di Gesù ha un grande significato per quelli di noi che esercitano fede in lui. Ha sofferto ed è morto per rendere possibile il perdono dei nostri peccati, e per riconciliarci con Dio, e per questo noi diventiamo figli e figlie di Dio e lui nostro padre celeste. (Romani 5:6-11; 1 Corinti 15:22; 2 Corinti 6: 17,18) Pietro dichiarò: “Egli stesso portò i nostri peccati nel proprio corpo, sul palo, affinché morissimo ai peccati e vivessimo per la giustizia. E “per le sue vergate siete stati sanati”. (1 Pietro 2:24) E l’apostolo Giovanni spiega poi: “Figlioletti miei, vi scrivo queste cose affinché non commettiate peccato. Eppure, se qualcuno commette peccato, abbiamo un soccorritore presso il Padre, Gesù Cristo, il giusto. Ed egli è un sacrificio propiziatorio per i nostri peccati, e non solo per i nostri ma anche per quelli di tutto il mondo. E da questo abbiamo la conoscenza che lo abbiamo conosciuto, cioè se continuiamo a osservare i suoi comandamenti. Chi dice: “Io l’ho conosciuto”, e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in tale persona. Ma chiunque osserva la sua parola, in tale persona l’amore di Dio è stato veracemente reso perfetto. Da questo abbiamo conoscenza che siamo uniti a lui. Chi dice di rimanere unito a lui ha l’obbligo di continuare anch’egli a camminare come camminò lui.” (1 Giovanni 2:1-6) Gesù ha sofferto ed è morto per comprare per noi quello che Adamo ha perso quando si è ribellato contro Dio. (Romani 5:1,2,6-10; 2 Corinti 6:17,18) Dobbiamo meditare su ciò che questo significa per noi. Pertanto, ascoltando il commando di Cristo, ci riuniamo con i nostri fratelli la sera del Memoriale (che ha sostituito la pasqua dei Giudei), per dimostrare il nostro profondo apprezzamento per l’amorevole disposizione del riscatto, e il fatto che questo ci ha aperto la strada per la vita eterna. (Giovanni 3:16) Lo facciamo, non rigettando il pane e il vino, ma prendendo il pane e bevendo nel bicchiere, come lo spiega Paolo. (Giovanni 6:47-51) Come già segnalato, essendo che non c’è una scrittura per proibire il fatto di partecipare, nessuno all’autorità per insegnarci una cosa diversa. Il pane e il vino simboleggiano la carne e il sangue di Gesù, come lo indicò il Cristo stesso quando disse agli Giudei: “Verissimamente vi dico: Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete vita in voi. Chi si nutre della mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno; poiché la mia carne è vero cibo, e il mio sangue è vera bevanda. Chi si nutre della mia carne e beve il mio sangue rimane unito a me, e io unito a lui. Come il Padre vivente mi ha mandato e io vivo a motivo del Padre, così chi si nutre di me vivrà anche lui a motivo di me. Questo è il pane che è sceso dal cielo. Non è come quando i vostri antenati mangiarono e morirono. Chi si nutre di questo pane vivrà in eterno”. (Giovanni 6:53-58) Ma c’è qualcosa di molto più importante che l’osservazione della Commemorazione della morte di Cristo, ed è che dobbiamo ascoltare e ubbidire a Gesù! Egli disse: “Chi esercita fede nel Figlio ha vita eterna; chi disubbidisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.” (Giovanni 3:36) Osservare la Commemorazione e fallire nel ubbidire a Gesù significa mancare lo scopo di quella occasione! Gesù ha detto: “Se osservate i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre e rimango nel suo amore … Voi siete miei amici se fate quello che vi comando”. (Giovanni 15:10,14) Geova ci dice che “ubbidire è meglio del sacrificio”. (1 Samuele 15:22) E il re Salomone, che avrebbe fatto bene ad ascoltare le proprie parole piene di saggezza, scrisse: “Guarda i tuoi piedi ogni volta che vai alla casa del [vero] Dio; e ci sia un accostarsi per udire, anziché per dare un sacrificio come fanno gli stupidi, poiché essi non sono consapevoli di fare ciò che è male.” (Ecclesiaste 5:1; Proverbi 21:2,3) Se una persona è presente al Memoriale essendo colpevole di un serio peccato, dovrebbe prima pentirsi e cercare il perdono di Dio prima di solo considerare di mangiare il pane o bere nel calice. Tale persone dovrebbe ascoltare attentamente e considerare il serio della sua situazione, perché la morte sacrificale di Gesù non copre i peccatori che non si pentono. Paolo avvertì: “Poiché se pratichiamo il peccato volontariamente dopo aver ricevuto l’accurata conoscenza della verità, non rimane più alcun sacrificio per i peccati, ma c’è una certa paurosa aspettazione del giudizio e c’è un’ardente gelosia che consumerà quelli che si oppongono. Chi ha trascurato la legge di Mosè muore senza compassione, sulla testimonianza di due o tre. Di quanto più severa punizione pensate che sarà ritenuto degno chi avrà calpestato il Figlio di Dio e avrà stimato come di valore comune il sangue del patto mediante il quale fu santificato, e avrà oltraggiato lo spirito dell’immeritata benignità con disprezzo?” (Ebrei 10:26-29) Alcuni nella congregazione di Corinto stimavano “come di valore comune il sangue del patto” al quale partecipavano. È per questa ragione che Paolo ritenne necessario dare loro questo consiglio: “Quindi chiunque mangia il pane o beve il calice del Signore indegnamente sarà colpevole rispetto al corpo e al sangue del Signore. Prima l’uomo approvi se stesso dopo scrutinio, e così mangi del pane e beva del calice. Poiché chi mangia e beve, mangia e beve un giudizio contro se stesso se non discerne il corpo.” (1 Corinti 11:27-29) Quando osserviamo il Memoriale della morte di Gesù, allora abbiamo “l’obbligo di continuare anch’egli a camminare come camminò lui”, come ce lo dice l’apostolo Giovanni. (1 Giovanni 2:6) Lo prendete a cuore? E anche per quello che Gesù ci ha chiesto in primo luogo di ricordare la sua morte: per ricordarci regolarmente dell’importanza di ubbidirgli. Potremmo dire che il Memoriale è un promemoria annuale per ricordarci di “camminare come camminò [Gesù]”. Se non riusciamo a obbedire a Gesù, e che dimostriamo di essere ribelli, come la nazione d’Israele, allora la Commemorazione sarà diventata un rituale vuoto e la morte di Gesù non sarà di alcun beneficio per noi. E saremo colpevole di mangiare e di bere un giudizio contro di noi. Gesù disse: “Chi ha i miei comandamenti e li osserva, egli è colui che mi ama. A sua volta, chi ama me sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi mostrerò chiaramente a lui”. (Giovanni 14:21; Matteo 7: 21-23) Il principale comandamento che Gesù diede ai suoi discepoli era “che vi amiate gli uni gli altri”. È questo amore che identifica i veri cristiani. (Giovanni 13:34,35) Questo amore non è paragonabile “all’amore” del mondo. (Giovanni 14:27-31) Si esprime con azioni positive, è un sacrificio di se stesso; è il tipo di amore che Geova e Gesù hanno per noi. (Giovanni 10:11; 15:12,13; 1 Corinti 13:1-7) Senza questo genuino amore identificativo, “specialmente verso quelli che hanno relazione con noi nella fede”, il Memoriale sarebbe privo di significato. (Galati 6:10) Possiamo imaginare fratelli e sorelle della stessa congregazione che assistono alla Commemorazione, eppure rifiutano di parlare l’uno con l’altro? Cosa significherebbe la Commemorazione per loro? (Vedi 1 Giovanni 4:16-21) Per questo, perché uno vorrebbe assistere al Memoriale se non ha apprezzamento per il significato di quella occasione? La sola presenza non beneficia a nessuno, almeno che ne capisca il significato. (Romani 2:4) Con questo in mente, perché dovremmo invitare qualsiasi persona alla celebrazione del nostro Memoriale? Riusciamo a imaginare i primi cristiani che invitano tutti i loro vicini Romani, Greci o Giudei non credenti al loro pasto serale del Signore? Quello non sarebbe la prova di una mancanza di apprezzamento o di comprensione dell’evento, come ha dovuto consigliarlo Paolo alla congregazione di Corinto? Visto che il Memoriale, per grande parte, diventa una celebrazione per, e intorno agli unti rimanenti, e la loro pretese di essere gli unici ad essere nel patto con Gesù, diventa chiaro perché vorrebbero avere il più osservatori possibile presenti alla loro auto-celebrazione come ospiti semplicemente seduti e che guardano. Come si è potuto notare nella domanda iniziale di questo tema, diventa sempre più imbarazzante, specialmente per le nove congregazioni su dieci che non hanno neanche uno che prende gli emblemi. La Torre di Guardia del 15 Giugno 1987 notò che l’anno precedente, nel 1986, “si capì che tanto il rimanente quanto la “grande folla” devono simbolicamente cibarsi della carne e del sangue di Gesù, accettando il suo sacrificio per essere in armonia con lui. — Giovanni 6:53-56.” (w87 15/6, p.19, par. 13) Come entrambi i gruppi, il rimante e la grande folla, prendono in senso figurato parte alla carne e al sangue di Gesù? Il libro appena uscito l’anno prima, nel 1986, Sicurezza mondiale sotto il “Principe della pace”, spiegava come quelli che sono nel nuovo patto partecipano al pasto serale del Signore in maniera simbolica, dicendo: “La morte sacrificale del Mediatore del nuovo patto, Gesù Cristo, viene ricordata ogni anno dai testimoni di Geova nell’anniversario del “pasto serale del Signore”. Il pane non lievitato che quelli inclusi nel nuovo patto mangiano durante quel “pasto serale” simboleggia la carne perfetta del Mediatore, e il vino simboleggia il sangue puro e incontaminato che, secondo le Scritture, conteneva il valore della vita stessa del Mediatore. (1 Corinti 11:20-26; Levitico 17:11) Quando quelli inclusi nel nuovo patto bevono del vino dal calice della Commemorazione al “pasto serale del Signore”, è solo in senso simbolico che bevono sangue, come è pure in senso simbolico che mangiano la sua carne quando alla Commemorazione prendono il pane non lievitato. Così facendo, dimostrano in senso simbolico la loro fede nel sacrificio di riscatto del Figlio di Dio, il Redentore dell’intera umanità.” (ws c.14, p. 104, par. 13.14) Dal momento che è stato riconosciuto dal 1986 che il rimanente e la grande folla “devono simbolicamente cibarsi della carne e del sangue di Gesù” (simbolizzato dal pane e dal vino), questo allora indica che la società ha capito durante tutti questi anni che tutti, il rimanente e la grande folla dovrebbero prendere parte al Memoriale (Matteo 26:26-28; Rivelazione 7:9, 13-15). Allora, perché la grande folla aspetta ancora fino a oggi di essere incoraggiata a “dimostrare la loro fede nel sacrificio di riscatto del Figlio di Dio” cibandosi “simbolicamente della carne e del sangue di Gesù” e così dimostrare che “accettano il suo sacrificio per essere in armonia con lui”? (Galati 3:26) Gesù ha chiesto ai suoi seguaci di “continuare a far questo in ricordo di me”. (Luca 22:19,20; Atti 5:29) Come lo spiega l’apostolo Paolo, la Commemorazione non è circa chi ha quale speranza, che sia nei cieli o sulla terra, ma circa il “continuare a proclamare la morte del Signore, finché egli arrivi.” (1 corinti 11:23-26; Efesini 4:4-6)
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Lettura consigliata
Esaminiamo le nostre credenze:

l'esistenza di Dio

Se si chiede ad un cristiano, ed in particolare a un Testimone di Geova, di fornire una prova dell'esistenza di Dio, ci sono grandi probabilità che citi il quarto versetto del terzo capitolo della lettera agli Ebrei, "Ogni casa è costruita da qualcuno, ma chi ha costruito ogni cosa è Dio".

Se il ragionamento è corretto, dal nulla non si è generato nulla bensì ogni cosa è presente sulla terra per via della volontà di un progettista, bisogna tuttavia capire che Paolo non stava cercando di argomentare sull'esistenza di un Creatore. Si stava rivolgendo ai suoi compagni cristiani, oltre che ebrei, che certamente non dubitavano del fatto che l'universo fu governato da un essere potente alla base di tutto. Inoltre, nell'antichità il problema non era affatto la non-credenza in Dio ma piuttosto l'inverso: si aveva tendenza a credere in una moltitudine di divinità. D'altronde, Paolo, in un'occasione, rimarcò che era stato fatto un altare dedicato ad un dio sconosciuto, sicuramente per timore di dimenticare di adorare una divinità.

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Acalia & Marta
Parabole per i nostri giorni (prima parte)
Carl-Bloch-Sermon-on-the-Mount
Cos'hanno da dirci le parabole di Gesù? Hanno relazione coi nostri giorni? Per prima cosa dobbiamo identificarle e comprendere quali di esse hanno un risvolto profetico. Per fare un esempio contrario, la parabola del figlio prodigo contiene un grandissimo insegnamento per noi ma non è profetica, non annuncia nessun avvenimento! Come facciamo dunque a distinguere i tipi di parabole? Come al solito, è molto semplice: ci atterremo a ciò che disse Gesù Cristo stesso, senza aggiungere né togliere. Limiteremo le interpretazioni ai soli elementi che si possono evincere direttamente dai racconti o da altri particolari scritti e attinenti. Per il resto ci accontenteremo volentieri della risposta del Signore: "Non sta a voi acquistar conoscenza dei tempi o delle stagioni che il Padre ha posto nella propria autorità”. – Atti 1:7
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